- Aprire una Partita IVA: soggetti e procedure
- Aprire una Partita IVA: quali sono i costi?
- Titolare di Partita IVA? I principali obblighi fiscali
- Aprire una Partita IVA: conviene davvero?
Il numero di partite IVA è in continua crescita, vuoi perchè molte persone decidono di sfuggire alla crisi economica reinventandosi sotto la veste di lavoratori autonomi o vuoi perchè costretti a mascherare un rapporto di lavoro subordinato. Fatto sta che indipendentemente dalle ragioni per le quali una persona possa decidere di aprirsi una partita IVA, vediamo in maniera chiara i passi che si rendono necessari per aprirsi una posizione autonoma. Del resto occorre fare un po’ di ordine in quello che è un mondo con molte diramazioni e con tante differenziazioni interne: non tutti i soggetti possono aprire una partita IVA, esistono partite IVA differenti a seconda dell’attività che si intende svolgere, così come sono previsti costi piuttosto variegati in relazione alle necessità.
Aprire una Partita IVA: soggetti e procedure
Gli aspiranti titolari di una società o chi ambisce a divenire un professionista autonomo: sono questi i due casi principali nell’ambito dei quali è prevista la possibilità di aprire una partita IVA. Chiunque aspiri a queste posizioni può quindi muoversi di conseguenza.
Comunicazione all’Agenzia delle Entrate – Per aprire una partita IVA è necessario comunicare l’intenzione all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dal primo giorno di attività: la dichiarazione va fatta su modello AA9/7 qualora il proposito sia quella di aprire una ditta individuale o di aprirsi una posizione in qualità di lavoratori autonomi, mentre invece va utilizzato il modello AA7/7 per quel che riguarda la costituzione di una società. Questo documento può essere inviato all’Agenzia delle Entrate recandocisi in prima persona, inviandolo tramite raccomandata con ricevuta di ritorno (con fotocopia di un documento di identità) o in alternativa per via telematica tramite il software appositamente predisposto sul sito dell’Ade.
Tuttavia prima di espletare questo passo bisogna scegliere il codice ATECO che possa identificare la nostra attività (infatti non possiamo mica svolgere l’attività di giardiniere con un codice che in realtà identifica attività editoriale!); inoltre, al di là del codice ATECO, occorre altresì stabilire il regime contabile nell’ambito del quale si intende operare e quindi scegliere se si entrerà a far parte del regime dei minimi o se invece sia il caso di saltare direttamente a quello ordinario (informiamoci per bene in merito alle differenze che corrono tra un sistema e l’altro).
Comunicazione all’INPS (e/o ad altri enti) – Ottenuto il proprio codice di partita IVA dobbiamo poi recarci presso l’INPS (o in alternativa utilizzare l’apposito sito internet) per comunicargli l’apertura di una posizione autonoma e, naturalmente, per pemetterci di collegare l’attività lavorativa con il versamento dei contributi previdenziali. Attenzione però, perchè qualora l’apertura della partita IVA sia stata fatta per costituire una società, oltre alla comunicazione INPS occorre altresì dichiarare l’esistenza della nostra posizione anche alla Camera di Commercio e al Comune di riferimento. Per questa ragione coloro i quali desiderano istituire una società farebbero bene ad affidarsi ad un commercialista il quale ha le conoscenze e le competenze necessarie per svolgere i numerosi (e intricati) passi previsti dalla legge.
Aprire una Partita IVA: quali sono i costi?
Poc’anzi abbiamo accennato al fatto che esistano due tipologie di partita IVA e, proprio sulla base di questa diversificazione, prendono forma le varie ipotesi di costo. In sé e per sé aprire una Partita IVA non costa assolutamente nulla (a meno che non affidiamo la pratica a un commercialista). Le spese da affrontare sono semmai successive e conseguenti al fatto che ci si trovi nel regime dei minimi o che ci si trovi invece nell’ambito della contabilità ordinaria.
Regime dei minimi – Il professionista che opera nel regime dei minimi deve affrontare una tassazione del 5% sui ricavi conseguiti a titolo di imposta sostitutiva, ed una tassazione del 27,72% a titolo di contributi INPS. Queste percentuali si calcolano sui ricavi netti conseguiti e quindi sul fatturato di vendita al netto delle deduzioni di imposta.
Regime ordinario – Chi apre una partita IVA nel regime ordinario deve prima di tutto affrontare l’iscrizione alla Camera di Commercio sostenendo una spesa che gravita intorno ai 100 euro annui, dopodiché deve per forza di cose dotarsi di un commercialista che possa seguirlo in tutto e per tutto (e quindi siamo su altri 600/1000 euro annui), nonché sostenere il pagamento di IRPEF, IRAP e contributi INPS. Il calcolo dei vari tributi è in tal caso più complesso rispetto all’ambito precedente, ulteriore ragione per la quale un commercialista si rende necessario per seguirne determinazione dell’ammontare e saldo del dovuto.
Titolare di Partita IVA? I principali obblighi fiscali
Ogni titolare di partita IVA deve attenersi a degli obblighi ben precisi che vanno dall’emissione di fattura (completa in ogni sua minima parte), fino alla compilazione dei registri contabili, alla conservazione delle detrazioni riguardanti le varie operazioni assoggettate a imposta, e per finire procedere alla dichiarazione con conseguente liquidazione dell’IVA; in ultimo, ma non meno importante, è necessario predisporre l’apposito Modello Unico necessario per dichiarare i redditi all’ente erariale. Naturalmente non tutte queste condizioni valgono per ciascun titolare di Partita IVA: tanto per citare un esempio, lo step riguardante dichiarazione e versamento dell’IVA non si applica al professionista che opera nel regime dei minimi.
Aprire una Partita IVA: conviene davvero?
L’apertura di una partita IVA è un passo che va considerato in tutto e per tutto, se non altro perchè apre le porte a tutta una serie di adempimenti fiscali e di spese piuttosto eccessive che potrebbero incidere pesantemente sulle previsioni di guadagno. Tuttavia l’entrata in vigore del regime dei minimi che prevede oneri burocratici ridotti al minimo e imposte meno elevate rispetto al regime ordinario, ha sicuramente dato una grande mano sotto questo punto di vista: finalmente è possibile avventurarsi in qualità di lavoratori autonomi senza essere strozzati dal fisco! Il regime dei minimi non si applica però a tutti quanti, e può comunque risultare sconveniente qualora i guadagni non siano né certi né tanto meno sostanziosi.