La ricerca è uno dei motori fondamentali dell’economia. Eppure, non sono tanti i Paesi ad aver compreso l’importanza di impiegare grandi risorse nel comparto, e soprattutto in periodi di crisi. E, purtroppo, l’Italia è anche in questo caso tra le maglie nere continentali.
Secondo quanto afferma un report curato da Eurostat, i 28 Stati membri hanno speso quasi 275 miliardi in R&D (ricerca e sviluppo), ovvero il 2,02% del Prodotto aggregato, per un incremento abbastanza significativo da quell’1,76% che aveva contraddistinto il 2004, ma pur sempre lontano, lontanissimo, dalle altre principali economie: più del 4% in Corea del Sud, il 3,38% in Giappone, il 2,81% negli Stati Uniti.
Naturalmente, trattandosi di media, c’è chi si è comportato meglio, e chi invece si è comportato peggio. Secondo quanto ricordava un approfondimento curato da La Repubblica in tal senso, lo scorso anno “le spese maggiori in rapporto al Pil sono arrivate in Finlandia (3.32%), Svezia (3.21%) e Danimarca (3.05%). A seguire, il colosso tedesco (2.94%) con l’Austria (2.81%). Sul lato opposto della graduatoria vanno Romania (0.39%), Cipro (0.48%), Lettonia (0.60%), Bulgaria (0.65%), Grecia (0.78%), Croazia (0.81%), Slovacchia (0.83%), Malta (0.85%), Polonia (0.87%) e Lituania (0.95%)”.
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E l’Italia? Il nostro Paese purtroppo si è posizionata in maniera attardata, con l’1,05%, poco sopra la Spagna ma ben lontana da Francia e Regno Unito. Eppure, proprio l’Eurostat ha ricordato che la competitività del vecchio Continente è al centro delle linee guida 2020, che prevedono un incremento dell’intensità degli stanziamenti per la ricerca. Fortunatamente, dal settore delle imprese private sembra muoversi qualcosa, visto e considerato che proprio dal comparto è arrivato il 64% del totale degli investimenti, seguito dall’istruzione di livello superiore (23%), dal settore pubblico (12%) e dal privato non-profit (1%).
Se desiderate disporre di maggiori informazioni sul report, vi consigliamo di consultare il sito internet dell’Eurostat (eurostat.eu): al suo interno troverete maggiori dettagli su questa e su altre osservazioni, completando in tal modo la panoramica sullo stato di salute dell’economia del vecchio Continente.