Mancano oramai poche ore al giorno più importante della recente storia della Scozia, un referendum che potrebbe sancire l’indipendenza del Paese dal Regno Unito o – di conseguenza – una conferma dell’Unione e, probabilmente, l’abbandono (almeno per questa generazione) di qualsiasi velleità di indipendenza. Ma come andrà a finire l’appuntamento di domani? Chi vincerà? E chi vuole veramente l’indipendenza del Paese?
Cominciamo con l’aggiornamento sugli ultimi sondaggi. Stando allo Scotsman, al Telegraph e al Times, i “no” all’indipendenza sarebbero in lieve vantaggio, con una percentuale del 52%, contro il 48% dei favorevoli. Un equilibrio che potrebbe essere rotto e invertito nel corso degli ultimi giorni, valutato che l’equilibrio di cui sopra è estremamente aleatorio e, per la prima volta, il parco “votanti” sembra essere fortemente suddiviso.
In particolare, le ultime ore hanno visto crescere i favorevoli all’indipendenza da parte dei più giovani: un elemento non certo casuale e che potrebbe condurre il risultato a un esito inaspettato, considerato anche che – per la prima volta nella storia – votano anche i 16 enni. E sono proprio i più giovani quelli maggiormente entusiasti di questa possibilità storica, partecipando alla campagna per l’indipendenza in materia quasi inaspettatamente creativa e dinamica. Non solo: potrebbero essere proprio i più giovani a influenzare le proprie famiglie, convincendo le generazioni più “vecchie” dei genitori e dei nonni a cambiare opinione (o a farsene una) andando a preferire il voto favorevole verso l’indipendenza.
Vedi anche: Cosa accade se la Scozia ottiene l’indipendenza
Se i giovani sembrano essere propensi a votare a favore dell’indipendenza, c’è una classe di lavoratori che è sicuramente contraria: quella dei commercianti e, più in generale, gli imprenditori. Anche in questo contesto, non è certo un caso che sulle vetrine dei negozi di Edimburgo e di altre città del Paese siano apparsi numerosi volantini che esortano clienti e passanti a votare per il “no”.
Un ultimo dato sembra essere scontato. Qualora vincessero i “si”, per il premier David Cameron sarebbe una vera e propria catastrofe, e pioveranno le accuse di coloro i quali lo riterranno responsabile di non esser stato in grado di tenere unito il Regno. Di qui la presumibile spinta alle dimissioni da parte delle parti in causa. Il risultato del referendum di domani potrebbe ad ogni modo non avere grandi varietà per Cameron, che verrà contestato anche nel caso di vittoria dei “no”, con presumibili accuse di aver speso troppo (e troppa autonomia concessa) per mantenere la Scozia. In un caso o nell’altro, sarà un fallimento.