Cosa accade se la Scozia ottiene l’indipendenza nel referendum del prossimo 18 settembre (cosa che, peraltro, sembra sempre più probabile in seguito alle ultime rilevazioni sondaggistiche)? Secondo quanto affermano i grandi manager del Regno Unito, evidentemente molto propensi a conservare l’unità dell’Unione, la conseguenza sarebbe “catastrofica”.
A rilevare il potenziale drammatico risvolto è il Sunday Telegraph, che ha condotto un sondaggio tra i presidenti dei consigli di amministrazione delle società quotate sul FTSE 100, e secondo cui ciò che aspetta gli scozzesi in caso di separazione dal resto del Regno Unito è un “devastante declino”. Una previsione piuttosto tetra che tuttavia non dovrebbe nuocere affatto all’evoluzione dei sondaggi, visto e considerato che tutta la campagna elettorale anti-separazione è stata condotta proprio sulla paura, e proprio la risposta coraggiosa degli scozzesi alla paura sta condizionando l’esito della tornata in corso di avvio.
Ad ogni modo, nonostante l’incertezza dei sondaggi (a quello più noto, che dà i “si” vincitori con il 54%, stanno rispondendo altre analisi che invece parlano di una sostanziale parità o di un lieve vantaggio dei “no” all’indipendenza), entrambi gli schieramenti sembrano essere certi di potercela fare.
Da una parte, Alex Salmond, primo ministro della Scozia e attuale leader del partito nazionalista scozzese, sostiene che l’evento del 18 settembre è un’opportunità storica che “si presenta una sola volta nella vita”. Il premier, che ha condotto una invidiabile campagna elettorale, sostiene di non avere dubbi sulla possibilità di una vittoria del fronte del “si”, aggiungendo altresì che la vittoria non sarà di un solo voto di scarto, ma rappresenterà una affermazione netta della volontà degli scozzesi.
Dall’altra parte Alistair Darling, ex ministro del tesoro del governo laburista, scelto dai partiti britannici per guidare il fronte del “no”, sente il peso della sfida ma rilancia: “Gli indipendentisti non si illudano, vincerà l’unità nazionale”. Scende in campo a supporto di Darling anche Tony Blair, nato proprio a Edimburgo (ma da genitori inglesi), il quale si è dichiarato nettamente contrario all’indipendenza scozzese.
Sibille a parte, non rimane che attendere con impazienza la data del 18 settembre. Una vittoria del fronte degli indipendentisti potrebbe aprire numerose brecce in altre parti del vecchio Continente, dove i focolai di separazionismo sembrano essere tutt’altro che sopiti. Su cosa accadrà poi, non è possibile prevederlo: non ci rimane che attendere gli sviluppi, i cui aggiornamenti troverete puntualmente annotati su queste pagine. Continuate a seguirci!