In Francia sindacati e governo stanno cercando di accordarsi in extremis sulle modifiche da apportare alle leggi sul lavoro. Il presidente François Hollande, sta cercando di convincere gli investitori stranieri che il paese può allentare la pressione sul mercato del lavoro, senza dar vita a scioperi generali e proteste di massa. Tuttavia le differenze tra le parti sono ancora piuttosto rilevanti. I sindacati, da parte loro, sono pronti a riconoscere alcuni benefici alle imprese (rendere più flessibili orario di lavoro e retribuzione) ma, in cambio, pretendono che il governo garantisca degli stimoli alle assunzioni a tempo indeterminato rendendole più convenienti di quelle a tempo determinato che non offrono alcuna garanzia di continuità.
Insomma quella di oggi sarà una giornata molto importante per i lavoratori francesi visto che, stando a delle indiscrezioni, il presidente Hollande dopo aver più volte rinviato i negoziati per il mancato raggiungimento di un accordo, oggi sarebbe intenzionato a concludere qualsiasi sia l’esito della trattativa. Tali indiscrezioni sarebbero confermate da quanto detto dal portavoce del governo, Najat Belkacem Vallaud, che ha sottolineato che “la fine dei negoziati è Venerdì sera, o si arriva a un accordo … o andremo avanti assumendoci le nostre responsabilità“.
Ma i francesi non sono gli unici a giocare duro sul tema del lavoro. Proprio la disoccupazione, infatti, sta diventando una delle conseguenze più drammatiche della crisi europea. Basti pensare ad un paese come la Spagna dove la disoccupazione ha raggiunto livelli “da terzo mondo” con picchi ben al di sopra del 20%. Anche in Italia la situazione non è delle migliori visto che la disoccupazione ha ormai toccato e superato stabilmente l’11%.
Non a caso una parte importante della campagna elettorale si gioca proprio sul lavoro con Berlusconi che ieri ha proposto di tagliare le tasse per le aziende che assumono con contratti a tempo indeterminato. La classica proposta da “campagna elettorale” che non potrebbe avere alcun riscontro nella realtà dei fatti perchè il problema non è nelle assunzioni ma nel calo dei consumi.
Le aziende vendono molto meno rispetto ad uno o due anni fa e, di conseguenza hanno bisogno di meno personale. Perchè dovrebbero tornare ad assumere (anche a costo zero) se la situazione non cambia? In verità bisognerebbe andare ad incentivare i consumi, le assunzioni verranno da se.
Certamente, a livello europeo, il modello del lavoro ha bisogno di essere riformato puntando sulla flessibilità (tanto cara alle aziende) ma anche offrendo, come contropartita, maggiori garanzie di continuità ai lavoratori. Insomma un processo lungo ed estremamente difficile che, in un Unione Europea che sia davvero tale, andrebbe affrontato in maniera condivisa dai principali paesi dell’area euro.
Ma al momento la linea continua ad essere “ognuno per la sua strada” e di risultati se ne vedono davvero pochi.
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Muratore rifinito,con esperienza di 22 ani,pavinenti,rivestimenti,tramezzatura, rassatura,pittura, ETC.Cordiali saluti.TL.3803430996
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