Sta facendo molto scalpore la notizie comunicata ieri a Cielo che Gol, il programma di Simona Ventura, in cui Nicole Minetti ha annunciato di voler rinunciare al vitalizio di 1300 euro che le spetterebbe a fine mandato. Tuttavia la Minetti ci ha tenuto a sottolineare che non lo prenderà non perchè vuole ergersi a paladina della giustizia ma, semplicemente, per il fatto che sussistono degli impedimenti oggettivi. Queste le parole della Minetti: “Io il vitalizio da 1.300 euro non lo prenderò. Non lo prenderò per due motivi che devono essere chiari: primo, per il decreto Monti, che è vero che tutti hanno detto che è un decreto legge e potrebbe non passare alle Camere, ma intanto c’è. Il secondo motivo è che il vitalizio si prende nel caso in cui tu maturi più di 30 mesi di legislatura, quindi avrei dovuto o finire la legislatura oppure, se mi fossi dimessa prima, versare i rimanenti contributi che in teoria avrei dovuo versare se avessi finito la legislatura. E il totale ammonta a una somma di circa 60mila euro“.
Cifra che a quanto pare la Minetti non è disposta a spendere, almeno stando a quanto dichiarato nel programma della Ventura. A questo punto vien quasi da sorridere perchè difficilmente la consigliera della regione Lombardia avrebbe rinunciato alla pensione anticipata se avesse maturato i requisiti. Insomma l’annuncio sa più di una bufala che di qualcosa davvero meritevole di attenzione.
Quello che, però, vorremmo sottolineare è il trattamento economico dei consiglieri regionali, una spesa non indifferente che grava sulle spalle di tutti noi cittadini. Secondo un’inchiesta del settimanale Panorama (inchiesta pubblicata nella primavera di quest’anno) i più pagati sono i consiglieri della Sicilia (20.730 euro di stipendio) seguiti dalla Sardegna (16.634), dalla Puglia (15.994) e dalla Lombardia (15.607). I meno pagati sono i consiglieri dell’Umbria che guadagnano “solo” 8588 euro al mese.
Il tutto, ovviamente, va moltiplicato per il numero di consiglieri che, nel caso della regione Lombardia, ammonta a circa 80 unità. Insomma i consigli regionali si apprestano a diventare un lusso che l’Italia non può più permettersi.
Non a caso qualche regione (visti anche i bilanci in profondo rosso) comincia a correre ai ripari. E’ il caso della Toscana che ha approvato un taglio dei consiglieri regionali che passeranno dagli attuali 55 a sole 40 unità con un risparmio netto di circa 5 milioni di euro l’anno.
Un primo piccolo passo che, speriamo, possa essere seguito anche dalle altre regioni italiane e, in particolare, da Lombardia, Lazio e Sicilia 3 regioni i cui conti cominciano davvero a far paura.