In seguito all’inchiesta realizzata dal Wall Street Journal torna a galla il problema delle sanzioni all’Iran e di quell’isolamento voluto dagli Stati Uniti che alcune banche europee avrebbero “tradito”. Secondo il quotidiano americano, infatti, diversi istituti di credito del vecchio continente avrebbero continuato ad intrattenere rapporti di affari con società iraniane (o straniere operanti in territorio iraniano). Sia ben chiaro, le banche non avrebbero violato alcune legge e, stando a quanto emerso nell’inchiesta, avrebbero rispettato le sanzioni e i divieti imposti ma rischiano, comunque, problemi di imbarazzo o di regolamentazione negli Stati Uniti per aver gestito operazioni finanziarie con i paesi sanzionati.
Le norme dell’Unione europea in materia di divieti verso l’Iran sono decisamente più morbide rispetto a quelle imposte dagli Stati Uniti, ma resta il fatto che alcuni istituti di credito potrebbero veder essere messa a rischio la propria credibilità nei rapporti finanziari con gli Stati Uniti.
Secondo Iain Begg, professore alla London School of Economics, qualsiasi banca ancora in attività in Iran potrebbe mettere a repentaglio il suo accesso agli Stati Uniti. E tra i nomi degli istitui di credito che avrebbero intrattenuto rapporti finanziari con l’Iran spuntano nomi eccellenti.
Secondo l’inchiesta del Wall Street Journal la Deutsche Bank AG avrebbe gestito fino a $ 2,8 miliardi transazioni con l’Iran solo nel corso dello scorso anno mentre BNP Paribas SA, Banco Santander SA e HSBC Holdings PLC continuerebbero a farlo tutt’ora.
Seppur sia impossibile conoscere le cifre esatte sul volume delle transazioni (in quanto questi dati non sono di pubblico dominio) lo studio del Journal mostra che le banche europee hanno miliardi di euro investiti a lungo termine in contratti finanziari in Iran.
Tutto ciò viene rappresenta, per gli Stati Uniti, un grosso problema perchè permette all’Iran di poter continuare ad accedere al sistema finanziario mondiale rendendo vani gli sforzi degli americani di mettere in ginocchio finanziariamente il paese.
Per contro le banche europee si difendono sostenendo che non stanno perseguendo nuove opportunità di business in Iran ma, al contrario, starebbero cercando di porre fine nel più breve tempo possibile alle loro relazioni in corso da prima della crisi.
Gli isituti di credito del vecchio continente si trovano stretti da un duplice fuoco: da un lato la pressione degli americani e dall’altro i rischi legali che potrebbero dover affrontare per rompere i contratti in essere.
Insomma una situazione che rischia di diventare sempre più complessa e pericolosa dal punto di vista politico visto l’enorme peso che, ancora oggi, gli Stati Uniti hanno sulle scelte europee. Tuttavia la domanda potrebbe nascere quasi spontanea: chi si accollerà i costi relativi all’interruzione dei rapporti finanziari con l’Iran?