Spagna e Italia sono, ormai da giorni, sotto attacco speculativo. I mercati finanziari dei 2 paesi hanno subito delle fortissime perdite nelle ultime 3-4 sedute al punto tale che a Piazza Affari sono stati toccati i minimi assoluti di sempre. La situazione, con i titoli di stato che hanno raggiunto il tasso del 6,5%, è talmente grave che perfino il pragmatico Monti ha deciso di convocare un’unità di crisi con cui fronteggiare un eventuale escalation della crisi. Il nostro premier, chiamato di urgenza lo scorso autunno per fronteggiare lo spread, ora invita a guardare all’economia reale e non alla finanza, come se la situazione fosse tanto diversa. L’Italia è si sotto attacco speculativo ma lo è proprio perchè l’economia reale si è dimostrata sul punto del collasso a causa dell’eccessiva pressione fiscale che ha drasticamente abbattuto i consumi.
Insomma la speculazione prende di mira i paesi più deboli e, non a caso, Spagna e Italia sono quelli che hanno i problemi maggiori dal punto di vista economico. Tanto per dare l’idea della drammaticità del momento è bene sapere che in queste ultime ore circola insistentemente la voce che il governo starebbe studiando un blocco delle tredicesime per impiegati pubblici e pensionati.
Una soluzione che, se confermata, avrebbe dei risvolti drammatici sulla nostra economia perchè porterebbe alla chiusura di centinaia di migliaia di piccole e medie attività imprenditoriali che con il natale speravano di far quadrare i conti di un anno estremamente difficile.
Secondo Rienzi del Codacons “i danni per il Paese sarebbero ingentissimi, e gli italiani sarebbero costretti a trascorrere un Natale “in bianco”. Il blocco avrebbe effetti disastrosi soprattutto sul fronte dei consumi, con un crollo abnorme degli acquisti rinunciando a regali, addobbi, e consumi alimentari, le cui relative spese hanno subito già una forte contrazione negli ultimi anni“.
Italia e Spagna, quindi, si mostrano oggi come 2 paesi allo sbando. Certo fa sorridere l’accostamento tra i 2 visto che i problemi della Spagna, con una disoccupazione al 25% e l’imminente fallimento di regioni e banche, sono ben maggiori di quelli del nostro paese.
L’Italia, dal canto suo, può vantare ancora un marchio che tutto il mondo ci invidia, il “made in Italy”, e una tradizione nel rimboccarsi le maniche che difficilmente si può riscontrare in altre popolazioni.
Insomma qualora si dovesse uscire dall’euro dopo un primo momento dai risvolti drammatici l’Italia avrebbe le basi e la capacità per ripartire alla grande, cosa che non si può dire per la Spagna.
Certo rimane il rimpianto per le scelte effettuate negli ultimi 20 anni dalla politica del nostro paese, scelte che hanno distrutto la nostra economia rendendoci così vulnerabili e che hanno consentito che alcune delle più grandi e prestigiose aziende italiane andassero a finire nelle mani delle grandi multinazionali straniere.