Ancora brutte notizie dal fronte dell’occupazione in Italia. Secondo l’ultimo rapporto diffuso dall’Ocse, infatti, ben 1 giovane su 2 è precario e ben il 36,2% dei giovani è disoccupato, ossia non studia e non lavora. Questi dati sono estremamente allarmanti perchè ci indicano, ancora una volta, che stiamo correndo il rischio di creare una generazione di ragazzi senza futuro, ossia di giovani che non avranno le stesse possibilità di crescita (in termine di benessere sociale) dei propri genitori. Oggi molti giovani hanno un lavoro (quando ce l’hanno) che non consente loro di essere indipendenti e di guardare al futuro con ottimismo. Non a caso sono diminuite drasticamente il numero di giovani coppie che si appresta ad acquistare un immobile così come si è alzata drasticamente l’età media in cui ci si stacca dalla famiglia di origine.
Per comprendere meglio questo fenomeno è importante sapere che il tasso di disoccupazione giovanile è passato dal 21,6% del 2007 al 36,2% di oggi mentre il saggio di disoccupazione di lungo periodo (oltre 12 mesi) è passato dall’8% al 15,8%. Si tratta di dati disarmanti che testimoniano il declino del nostro mercato del lavoro, un mercato che penalizza sempre di più le nuove leve.
Insomma da un lato abbiamo un paese dove viene innalzata l’età media per andare in pensione costringendo uomini e donne a lavorare più a lungo e dall’altro un popolo di giovani che non ha nulla da fare perchè non riesce a trovare un vero e proprio lavoro che consenta di affrontare la vita in maniera indipendente.
Tuttavia molti ancora non riescono a capire il perchè siano stati propri i giovani quelli più colpiti dalla crisi. In primo luogo c’è da dire che costringendo i lavoratori ad andare in pensione più tardi è ovvio che non ci sia un ricambio generazionale nelle aziende.
Inoltre c’è da sottolineare che la nostra economia è in fase di recessione e negli ultimi anni sono state più le aziende che hanno licenziato di quelle che hanno assunto. Di conseguenza è più facile perdere il lavoro che trovarne uno nuovo.
Come uscire da questa crisi del lavoro?
Ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare qualcosa qualora si trovi nella condizione di dover affrontare il difficile percorso di dover trovare un impiego in questo contesto. In particolare abbiamo più volte dato consigli ai giovani su come inventarsi un lavoro anche quando questo non c’è.
Oggi, infatti, è possibile valutare tutta una serie di impieghi alternativi al solito posto fisso. Non che questo sia noioso (come ha ribadito il nostro “caro” premier Monti) ma, semplicemente, non c’è.
Tanto vale, quindi, tentare altre strade sfruttando le potenzialità del web e delle nuove tecnologie. Sempre più aziende guardano al mondo di internet con interesse e questo può effettivamente essere uno sbocco molto interessante per i più giovani che, di norma, hanno grande affinità con questo mondo.
Il lavoro molti giovani ce l’hanno, ma non lo chiemerei così, bensì “lavoretto”. Ci si trova in una condizione di semi-sopravvivenza, dove ciò che guadagni non ti consente di fare assolutamente nulla che non sia futile. Nessun progetto quindi, nessun investimento con gli attuali lavori (sottopagati) in “nero”. La disponibilità economica è minima e nessuno concede prestiti a chi non ha documenti a garanzia. I datori assumono a progetto, a tempo indeterminato o a collaborazione occasionale. Rapporti senza volore. Ai ragazzi d’oggi viene rubata la speranza, vengono lasciati a galleggiare senza sogni: a carico di una famiglia che forse avranno dopo i 40 anni. Un domani lavoreranno senza la garanzia di un sistema pensionestico, non sapranno se riveranno la pensione come i loro padri. Magari il termine stesso non significherà più nulla.