Ieri è stata una giornata altalenante in borsa con le principali piazze europee che hanno chiuso leggermente in calo dopo un avvio spumeggiante in mattinata. Tutte tranne Piazza Affari che dopo un avvio positivo ha voltato pagina per chiudere profondamente rossa (il FTSE Mib ha perso quasi il 3%). Di fatto i principali media sono già partiti all’attacco sostenendo che il nostro paese sarà il prossimo a dover ricorrere agli aiuti finanziari. Di fatto, secondo i principali media, archiviato il caso Spagna il contagio toccherà all’Italia che sarà costretta a ricorrere agli aiuti finanziaridell’Europa o dell’FMI. Qualsiasi persona di buon senso si renderà conto che tutto ciò non corrisponde al vero e che nel ragionamento c’è più di qualcosa che non quadra.
Per prima cosa non si può archiviare il caso Spagna perchè non si è risolto un bel nulla ma, al limite, si è guadagnato un po di tempo. Le banche rappresentano solo uno dei problemi della Spagna, un paese con oltre il 50% di disoccupazione giovanile, con una bolla immobiliare che ha fatto scendere i rendimenti delle case di nuova costruzione di oltre il 20% nel corso degli ultimi 3 anni e ora, grazie ai 100 miliardi di aiuti finanziari, con un rapporto debito/pil pari al 100%.
Insomma fino a qualche mese fa tutti a dire che la Spagna seppur con una forte disoccupazione non avrebbe corso nessun rischio per via del basso deficit, cosa che puntualmente viene smentita.
Secondo punto che lascia perplessi è la Grecia. Qualcuno si sta forse dimenticando (o c’è la volontà di distogliere l’attenzione dall’argomento) che questo week end ci sarà una votazione da dentro o fuori l’euro per la Grecia e i sondaggi, al momento, non sono per niente incoraggianti.
A questo dovremmo aggiungere il piccolo Cipro, in una condizione disastrosa, e il Portogallo che molto probabilmente dovrà rivedere il piano di aiuti. Insomma il contesto europeo è già molto compromesso e prima di cercare quale sarà il nuovo obiettivo della speculazione bisognerebbe pensare a come risolvere i problemi che abbiamo già in essere.
Ma veniamo all’Italia, ossia al paese che tutti indicano come il prossimo che sarà costretto a chiedere aiuti finanziari all’Europa. Di certo la nostra economia non gode di certo di una buona salute ma questa non è una novità, non è una cosa che si scopre in queste ore.
Il nostro paese è in recessione e questo è sotto gli occhi di tutti i cittadini costretti sempre più spesso a fare dei veri e propri salti mortali per riuscire ad arrivare alla fine del mese. I consumi sono in forte calo, aumentano le aziende in fallimento e, di conseguenza, la disoccupazione.
Ma il problema è davvero la nostra economia? Siamo sicuri sia proprio così? Quello che è certo è che problemi di base ce ne sono molti ma nessuno ne vuole sapere di cominciare a risolverli. In Europa si continua a iniettare soldi nella finanza anzichè nell’economia reale e questi sono i risultati.
L’Italia avrà bisogno di aiuti finanziari?
Se così fosse perchè il governo verserà 48 miliardi all’Europa nel corso del 2012 per contribuire ai vari fondi salva Stati (leggasi Salva Banche)? In un paese dove la spesa pubblica, che di fatto potrebbe rilanciare l’economia, è stata pressochè azzerata, in un paese dove si taglia su (quasi) tutto perchè si devono versare 48 miliardi di euro e poi essere costretti a chiederne in prestito altri?
E’ come se ognuno di noi versasse dei soldi sul conto bancario ma poi non arrivando a fine mese è costretto a chiedere un finanziamento per comprare da mangiare… qualche anomalia c’è in questo ragionamento.
Qualcuno ci deve spiegare come si rilancerà l’economia in Italia se invece di dare la pensione ai 390 mila esodati (a cui spetterebbe di legge sia ben chiaro) si versano soldi per aiutare le banche che hanno speculato su questa crisi. Non si tratta di fare complottismo ma, semplicemente, di “pretendere” di avere spiegazioni su come vengono investiti i nostri soldi.
Perchè non dobbiamo dimenticarci che i soldi dei vari fondi salva stati sono nostri, di tutti noi Italiani, Spagnoli, Tedeschi, Francesi, Greci e di tutti gli altri abitanti dell’eurozona che pagano regolarmente le tasse.
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