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USA: il mercato del lavoro rallenta pesantemente

Anche gli Stati Uniti danno qualche segno di cedimento della propria economia. Ieri i dati sul lavoro negli USA hanno dato il colpo di grazie ai mercati finanziari che avevano cercato, per tutto il giorno, di “tenere botta” nonostante le notizie in arrivo dal fronte Europeo, tutt’altro che rassicuranti. Ormai si parla apertamente di un possibile piano di aiuti da 300 miliardi di euro per sostenere l’economia spagnola anche se la Germania si è detta assolutamente contraria a qualsiasi forma di aiuto finanziario alle banche iberiche. Così, nel pomeriggio, ecco arrivare come un macigno i dati sull’occupazione negli States che segnano una brutta battuta d’arresto. In sostanza si creano meno posti di lavoro e torna ad aumentare la disoccupazione (seppur di poco). Tuttavia quello che preoccupa di più gli addetti ai lavori è che si possa essere avviato un trend negativo dovuto alla crisi europea che spinga nuovamente al rialzo la disoccupazione USA nei prossimi mesi, proprio ora che anche dalla Cina arrivano segni di cedimento.

Insomma se una crisi dei paesi europei è in grado di creare tutti questi problemi figuriamoci cosa potrebbe succedere nel caso di un fallimento dell’euro con conseguente ritorno alle valute nazionali. Tornando ai dati USA quello più significativo è, a mio avviso, quello relativo ai nuovi posti di lavoro creati nel mese di Maggio.

L’economia americana è stata in grado di creare solo 69 mila posti di lavoro (il consenso era fissato a 150 mila) contro i 77 mila del mese precedente. Insomma l’obiettivo di centrare le stime della FED che aveva pronosticato una disoccupazione tra il 7,8 e l’8% entro la fine dell’anno sembra allontanarsi sempre di più tanto che cominciano a circolare le ipotesi di nuovi stimoli all’economia.

Tra le curiosità c’è da segnalare che l’occupazione americana è aumentata nel settore sanitario, nei trasporto, nello stoccaggio e nel commercio all’ingrosso mentre è calato pesantemente nel settore immobiliare (costruzioni) dove sono stati bruciati ben 28.000 posti di lavoro.

Il commento più significativo a questi dati è quello di Ellen Zentner, economista di Nomura, che ha dichiarato “I produttori sono molto preoccupati perché un ingrandimento della crisi in Europa significa un rallentamento globale. Per il momento questo non si è tradotto in licenziamenti ma solo in minori assunzioni“.

Anche il presidente Obama ha scaricato la colpa dei  dati Usa sulla disoccupazione proprio sull’Europa sottolineando come sia inevitabile che la crisi dell’eurozona abbia ripercussioni anche su quella americana. Da segnalare la pesante chiusura dell’indice tedesco (-3.42%). Un segnale chiaro inviato alla Germania che continua ad essere sempre più isolata nelle sue scelte di politica economica.

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