La Spagna rischia talmente tanto che l’FMI starebbe preparando un piano di salvataggio da 300 miliardi di euro. Noi di economyonline.it lo avevamo annunciato diversi mesi fa quando ancora tutti i grandi media italiani non parlavano del problema, lo avevamo detto quando ancora l’attenzione era tutta focalizzata sulla Grecia. D’altronde i segni di una imminente crisi Spagnola erano evidenti a tutti, bastava solamente voler guardare. Un paese con una disoccupazione oltre il 20%, in cui il mercato immobiliare crolla del 20-30% nell’arco di pochi mesi sta per attraversare una delle peggiori crisi della sua storia. E ora, di fronte alla possibilità di un piano di salvataggio da 300 miliardi di euro l’eventuale disgregazione della moneta unica sembra essere qualcosa di più di una eventualità paventata solo dai disfattisti. Se a questo aggiungiamo che il fronte Europeo è sempre più spaccato con la Germania che resta sola nel non voler concedere aiuti finanziari ai paesi in difficoltà (proprio la Germani che è stato uno dei pochissimi paesi ad avvantagiarsi dell’euro).
Insomma la situazione è critica e conferma quanto avevavo detto solo pochi giorni fa: Giugno sarà il mese decisivo in cui si deciderà del futuro della moneta unica. Perchè il tempo a disposizione dell’Unione Europea per salvare l’euro è ormai finito. Nei prossimi 30 giorni ci sono delle scadenze fondamentali tra cui ricordiamo le elezioni in Grecia, con cui si deciderà sulla permanenza del paese nell’eurozona, e gli aiuti alla Spagna il cui sistema bancario è sul punto di essere messo in ginocchio da una crescente fuga di capitali.
Ovviamente l’ipotesi di un aiuto internazionale dell’FMI alla Spagna sono state smentite, come da prassi, dai diretti interessati. Il ministro dell’Economia spagnolo, Luis de Guindos, ha bollato questa notizia come delle “voci senza alcun senso“. Tuttavia sappiamo quali sono state le dichiarazioni del governo spagnolo sul caso bankia dove fino all’ultimo si è negato che ci fosse la necessità di intervenire salvo poi far sapere che occorreva nazionalizzare la banca per un buco da 19 miliardi di euro.
Il premier Rajoy, solo pochi giorni fa, aveva ribadito che “Con lo spread sopra i 500 punti base è difficile riuscire a vivere a lungo. Serve una strategia chiara e rapida a favore dell’euro e a sostegno dei Paesi che stanno rispettando i patti e si stanno impegnando nelle riforme e nel contenimento del deficit“.
Intanto, a proposito delle spaccature interne all’eurozona la Repubblica.it pubblica delle indiscrezioni sulla video conferenza tra Obama, la Merkel, il premier Monti e Hollande. Stando a quanto dichiarato dal quotidiano ci sarebbe stata un’accesa discussione tra i leader europei e la Merkel che si sarebbe rifiutata di aprire ad un eventuale aiuto finanziario alle banche spagnole irritando i primi ministri di Francia e Italia e lasiando perplesso lo stesso Obama preoccupato che la crisi possa contagiare anche gli USA.
A tutto ciò bisogna aggiungere il caso della Grecia dove, nonostante in Europa non si voglia parlare di una possibile uscita del paese dalla moneta unica, tutto e tutti si stanno preparando ad un eventuale ritorno alla Dracma. In particolare le Multinazionali preoccupate che un ritorno alla valuta nazionale possa svalutare fortemente i capitali e le attività nel paese.
In particolare molte società multinazionali con attività in Grecia sono preoccupate che nel caso di un ritorno alla Dracma (e della conseguente svalutazione stimata intorno al 70%) il governo possa decidere per un blocco dei capitali con il fine di evitare una fuga totale del (poco) denaro rimasto ancora nelle banche del paese.
Parliamo di aziende come Heineken, Nestlè, Tui o Carrefour che, nelle ultime settimane, hanno intensificato il lavoro di “messa in sicurezza” dei propri conti cercando di procedere alla riscossione anticipata dei crediti e imponendo il pagamento anticipato sulle nuove forniture così da minimizzare il più possibile il costo della svalutazione che subirebbero nel caso di un ritorno alla Dracma. Un’ipotesi che, al momento, appare sempre più probabile.