Analizzando alcuni indici è possibile trovare molte analogie tra i valori del 2008, ossia post crack Lehman, e quelli di oggi con la sola differenza che la crisi che stiamo attraversando è ben più forte di quella del 2008-2009 sia perchè qui rischiano di fallire gli stati oltre che le banche, sia perchè ci colpirebbe direttamente. Analizzando i grafici qui sotto queste analogie appaiono davvero molto evidenti. In particolare è interessante notare come il Credit-crunch index abbia raggiunto livelli più alti rispetto al picco della crisi del 2008. Molto allarmanti anche i dati sulla disoccupazione che dopo essere aumentati vistosamente in seguito alla crisi del 2008 sono riesplosi raggiungendo nuovi picchi in prossimità dell’11%. E proprio la disoccupazione, insieme al rischio delle banche, rappresenta la prima preoccupazione per la tenuta degli stati. Quella che nasce, ormai 5 anni fa, come una crisi finanziaria si è trasformata di fatto in una crisi economica a tutti gli effetti. La disoccupazione sta continuando a salire a ritmi preoccupanti, le aziende chiudono e le famiglie stanno finendo di bruciare i risparmi accumulati nell’arco di una vita.
Insomma rischia di saltare tutto il banco (che in questo caso è l’euro) anche perchè chi dovrebbe fare qualcosa continua a rimandare decisioni ormai inevitabili se si vuol “provare” a salvare il salvabile. Qualcosa sembra si stia muovendo così ecco che dopo la giornata pesantissima di ieri con l’euro che sprofonda sotto l’1,24 nel cambio con il dollaro arriva notizia di un vertice di emergenza (in teleconferenza) tra Monti, Obama, Merkel e Hollande per evitare il peggio.
Il peggio sarebbe un default disordinato della Spagna a cui seguirebbe, probabilmente, quello dell’Italia con una definitiva distruzione della moneta unica e un ritorno alle valute nazionali. Visto che, come ripetiamo sempre, non ci piace fare catastrofismo ci teniamo a ricordare che un’eventuale ritorno alla valuta nazionale per il nostro paese non sarebbe così drammatico.
Questo non vuol dire che sarebbe una passeggiata ma, grazie al potenziale delle nostre aziende specializzate nel made in Italy, superata la prima dolorosa fase di svalutazione si potrebbe ridare slancio alle esportazioni e all’economia in genere. A questo proposito consiglio di dare un’occhiata al video che abbiamo pubblicato in questa pagina.
Un mese al cardiopalma
Giugno sarà il mese decisivo per la sopravvivenza dell’eurozona. In questo mese che ci proietta nell’estate le elezioni in Grecia decideranno le sorti del paese (fuori o dentro l’Europa) ma, per il momento, sembra che avranno la meglio i partiti antieuropeisti cosa che indirezzerebbe Atene verso un ritorno alla propria valuta nazionale.
Se questo scenario dovesse prendere corpo difficilmente l’euro sopravviverebbe perchè si verrebbe a creare un precedente. Inoltre i forti attacchi speculativi che si scatenerebbero in caso di un ritorno di Atene alla Dracma metterebbero in ginocchio la Spagna prima e a seguire Italia e, in misura minore, la Francia.
Il nostro punto di vista è che il tempo a disposizione dell’Europa stia per finire. Giugno sarà il mese decisivo per capire quale sarà il futuro del nostro paese, dell’europa e della moneta unica sperando di non dover fare i conti con la tempesta perfetta.
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La disoccupazione non è diversa dal 2005.Analizzando alcune situazioni italiane sono così dal 1992.Alcuni articoli sono scritti da sciacalli pro-speculazione.Tutto sembra apparso all’improvviso dall’autunno 2011.
@Liah: la situazione è decisamente diversa da quella del 2005. Noi non facciamo terrorismo speculativo, cerchiamo solo di raccontare le cose come stanno ;)