Più e più volte, negli ultimi mesi, abbiamo parlato del rischio di una bolla immobiliare nelle principali economie della zona euro. A riaccendere l’attenzione ci pensa l’Economist che in un articolo di oggi mette a confronto il mercato immobiliare americano con quello di alcuni paesi europei notando delle differenze molto marcate. Sostanzialmente in America i prezzi delle case hanno subito una brusca flessione a cominciare dal 2005, flessione che nei paesi europei, salvo alcune eccezioni, è stata decisamente meno marcata o del tutto assente. La tabella riportata qui sotto mette a confronto l’andamento dei prezzi degli immobili negli Stati Uniti, in Francia, Spagna, Inghilterra e Irlanda. E’ molto interessante notare come, esclusa l’Irlanda colpita dalla durissima crisi economica, gli altri paesi europei hanno subito una flessione decisamente meno marcata rispetto a quella degli Stati Uniti.
A questo punto verrebbe lecito chiedersi se i nostri mercati siano semplicemente in ritardo rispetto a quello statunitense. Come si può notare dal grafico, infatti, la flessione del mercato immobiliare americano è cominciata nel 2005 mentre in Europa è stata ritardata di almeno 2 anni. A questo punto ci si dovrebbe interrogare su cosa ci aspetti veramente in Europa.
Lo scoppio di una bolla immobiliare, infatti, è uno degli episodi più gravi che si possa verificare all’interno dell’economia di un paese le cui conseguenze, solitamente, sono devastanti e tendono a lasciare ferite profonde anche a livello sociale.
Nell’articolo dell’Economist nel tentativo di dare una spiegazione al diverso andamento dei mercati vengono citati i diversi criteri con cui sono stati elaborati i piani di costruzione nei diversi paesi: se da un lato in America si è costruito per anni a ritmi molto sostenuti nel vecchio continente, generalmente, si è stati decisamente più prudenti.
D’altronde il ragionamento è tanto semplice quanto corretto: se l’offerta di immobili aumenta più della domanda è inevitabile che i prezzi siano destinati a scendere. Tuttavia anche in Europa (e maggiormente nei paesi che hanno subito la crisi in maniera più evidente) si sta registrando una forte diminuzione delle compravendite degli immobili con picchi particolarmente alti in Spagna, dove le compravendite hanno registrato un -64% dai picchi di qualche anno fa.
E il mercato italiano?
Le stime per i prezzi delle case in Italia parlano di un calo entro la metà del 2013 dell’ordine del 20-30% ma c’è chi come il Censis ipotizza un calo fino al 50%. Queste stime sono giustificate da diversi fattori primi tra tutti l’introduzione dell’Imu e gli alti tassi di interesse sui mutui che spingeranno molte persone a rimandare l’acquisto di un immobile.
Inoltre non bisogna sottovalutare la fortissima disoccupazione giovanile che, ormai, si attesta oltre il 35%. Se i giovani non trovano lavoro difficilmente riusciranno a lasciare la propria famiglia e a costruirsi un futuro, ossia diminuirà il numero di giovani coppie che cercherà casa.
Insomma le premesse per lo scoppio di una bolla ci sono tutte anche in Italia ma quali danni provocherà alla nostra già disastrata economia? Questo ovviamente dipenderà dalla velocità con cui i prezzi delle case diminuiranno: più violenta sarà la discesa più pesanti saranno le ripercussioni sulle famiglie e, di conseguenza, sui consumi.