L’importanza di diversificare i propri investimenti è fondamentale per ridurre il livello di rischio a cui assoggettare i propri risparmi. Attraverso una buona diversificazione, infatti, è possibile ridurre sensibilmente la possibilità di perdere il proprio denaro e, proprio per questo, rappresenta uno step fondamentale per qualsiasi risparmiatore. Ma oltre a diversificare i propri strumenti (ad esempio una parte in azioni, una in obbligazioni e una parte nel mattone) sarebbe opportuno anche diversificare in ambito territoriale. Questo, al di la di quanto si possa pensare, è una cosa alla portata di tutti, anche di chi non dispone di grandi capitali ma, semplicemente, vuole avere una maggiore serenità in un contesto economico e finanziario come quello che stiamo attraversando. L’instabilità politico economica dell’unione Europea sta portando ad una profonda instabilità dei mercati con la conseguenza di far correre grandi rischi a quegli investitori che non hanno grande esperienza dei mercati finanziari e con non possono seguire con attenzione gli sviluppi della crisi.
Proprio per questo impostare fin da subito il proprio portafoglio nella maniera ottimale permette successivamente di godere di maggiore serenità. Come dicevamo la diversificazione in ambito territoriale è estremamente importante. In un articolo del Wall Street Journal si parla proprio di questo e della difficoltà degli americani ad accettare di investire al di fuori dei confini nazionali.
Questa difficoltà, che per la maggior parte delle persone rappresenta una sorta di blocco psicologico, è molto comune anche tra i risparmiatori europei e, in particolare, tra quelli italiani che, generalmente, non hanno una grande cultura finanziaria.
Oggi, infatti, il mercato globale e la tecnologia disponibile a tutti consentono di effettuare investimenti in ogni parte del mondo senza grosse difficoltà. Secondo l’opinione del signor Levitt (operatore professionale) riportata dal giornale online nel 2030 gli Stati Uniti rappresenteranno solo un quinto della crescita mondiale mentre oggi siamo ad un terzo, segno che le economie “emergenti” avranno un sempre maggior impatto.
A volte i risparmiatori non si rendono conto che le aziende del proprio paese non sono le uniche su cui è possibile investire. Mark Balasa, co-amministratore delegato di Balasa Dinverno Foltz LLC, sostiene che i suoi clienti hanno circa un terzo del loro patrimonio in investimenti esteri e si aspetta di portare questa percentuale a circa il 40% entro il prossimo anno.
In tutto questo, però, stiamo assistendo anche ad un paradosso. Mentre i risparmiatori negli Stati Uniti si sentono più garantiti dal lasciare i propri investimenti nel proprio paese, nella maggior parte dei paesi europei i risparmiatori cercano dei luoghi sicuri dove parcheggiare i propri risparmi per paura che la crisi possa degenerare.
Anche in Italia, come abbiamo testimoniato in queste ultime settimane, è scoppiata la mania di investire all’estero per paura che la situazione economica del nostro paese possa degenerare. Tra i paesi più ambiti dagli italiani spiccano la Germania e i paesi della Scandinavia, Stati Uniti, Cina e, ovviamente, Svizzera.
In quali paesi è possibile investire?
Partendo dal presupposto che solo un consulente finanziario molto esperto (dopo aver analizzato il profilo dell’investitore e la sua propensione al rischio) potrà fornire una consulenza adeguata e, sopratutto, personalizzata. Detto questo è possibile comunque fare un’analisi di massima su quali siano i mercati più interessanti e con le maggiori possibilità di crescita.
Partendo dalle Americhe i mercati che si potrebbero guardare con particolare attenzione sono quelli di Brasile, Argentina e Messico. I primi 2 paesi sono delle vere e proprie economie in fase di fortissima crescita mentre il Messico è un paese a più alto rischio ma che presenta davvero delle opportunità molto interessanti e un potenziale di crescita notevole.
Resta da valutare anche la possibilità di investire in Cina un paese che, pur rallentando la sua corsa, continua a crescere al ritmo dell’8% all’anno. All’interno dell’eurozona le economie più interessanti continuano ad essere quelle della Germania e di alcuni paesi dell’est come la Polonia.
Per il momento sarebbe consigliabile evitare la Grecia, la Spagna e il Portogallo, almeno fino a quando non si sia ben definita la possibilità reale di una ripresa delle economie locali.
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