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Crollano gli utili della Deutsche Bank

Se anche la più grande banca europea comincia a scriocchiolare forse anche i più scettici cominceranno a rendersi conto che la crisi è ben lontana dall’essere superata. Il colosso tedesco Deutsche Bank, infatti, ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un utile di 1,38 miliardi di euro, ossia il 31% in meno di quanto fatto registrare lo scorso anno (2,02 miliardi di euro). Sempre rispetto allo scorso anno i ricavi sono diminuiti del 12% a 9,2 miliardi di euro. Una performance ampiamente al di sotto delle aspettative degli analisti come testimonia anche l’analoga giornata borsistica del titolo che ha decisamente sotto performato l’indice perdendo oltre il 3% come possiamo vedere dal grafico qui sotto.

D’altronde le parole dell’amministratore delegato, Josef Ackermann, sono state eloquenti: “in questo contesto i mercati finanziari rimangono cauti, così come abbiamo visto in aprile, con l’appetito per il rischio degli investitori marcatamente inferiore“. Tuttavia i vertici della banca sottolineano come le performance vadano viste all’interno di un quadro economico sfavorevole e, proprio per questo, l’andamento dell’istituto di credito continuerebbe ad essere molto solido.
Ma proprio per le sue dimensioni e per il suo ruolo guida all’interno dell’UE, i numeri del colosso bancario tedesco metteno in allarme gli analisti che guardano con particolare attenzione ai risultati della Deutsche.

E’ un po come dire se vanno male loro figurarsi gli altri. Ma quello che è più rilevante è il contesto di estrema fragilità in cui l’intero vecchio continente è proiettato. Oggi è stata la Deutsche Bank con i conti non apposto, un giorno sono le elezioni in Francia e un’altro ancora i dati macroeconomici di Italia o Spagna che metteno paura.

La convinzione che l’intera Europa si stia muovendo dalla parte sbagliata, ossia quella dell’austerity. Fino ad ora, infatti, le scelte prese non sembrano assolutamente sufficienti a fronteggiare la crisi proprio perchè non si va ad intervenire sulla crescita senza la quale è impensabile tirare fuori dai guai i paesi maggiormente in difficoltà.

E purtroppo dalla lista dei paesi in difficoltà non ci sono solo Portogallo, Spagna e Italia ma, a quanto pare, il club si sta allargando anche a Francia e alla virtuosa Olanda che fino a qualche mese fa chiedeva maggior rigore puntando il dito contro i paesi del sud Europa rei di non riuscire a tenere in ordine i conti.

L’ennesima dimostrazione che le continue iniezioni di liquidità della BCE sono servite solo a rimandare temporaneamente il problema e non a risolverlo.

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