Le parole del governatore della Banca centrale greca, George Provopoulos, sono state eloquenti: “la Grecia è di fronte a una scelta netta e storica tra ricostruire la sua economia all’interno dell’Eurozona e con il sostegno dei partner, o rimettere indietro l’orologio di decenni, perdere anni di progresso economico e alla fine uscire dall’euro e dalla Ue“. Questo, in sintesi, è il succo del discorso che ha caratterizzato l’intervento del governatore ad Atene che ha anche avvertito che la Grecia è nel 5° anno consecutivo di recessione. Secondo Provopoulos non esistono modi semplici per uscire dalla crisi: sia una eventuale uscita dall’Euro che una permanenza all’interno dell’unione monetaria comportano sacrifici per la popolazione prima di poter tornare a guardare al futuro con successo. Tuttavia l’ipotesi peggiore sarebbe quella di non prendere scelte nette.
In sostanza il riferimento del governatore della banca greca è alle prossime elezioni che si terranno il 6 Maggio (in concomitanza del 2° turno delle presidenziali francesi) e in cui il paese è chiamato a fare scelte nette perchè eventuali titubanze proietterebbero il paese in una recessione ancor più grave. Insomma o si sceglierà di andare a perseguire gli obiettivi imposti dalla comunità internazionale o si sceglierà la strada altrettanto dolorosa di uscire dall’euro.
Ad avvalorare questa tesi ci sarebbe l’indiscrezione (ovviamente smentita dal diretto interessato), resa pubblica dal quotidiano Kathimerini, secondo cui la Bei, la Banca europea per gli investimenti, ha inserito una clausola che prevede la rinegoziazione delle somme dovute nel caso si torni alla Dracma, in un contratto stipulato con la più grande società elettrica del paese.
In effetti l’economia greca è allo sbando: quest’anno ci dovrebbe essere una contrazione del 5% contro il 4,5% stimato proiettando il paese verso il quinto anno consecutivo di recessione. Dopo le elezioni il piano della comunità internazionale prevede il taglio del 25% degli stipendi dei dipendenti privati e oltre 15 mila licenziamenti nel settore pubblico.
Intanto proprio ieri il ministro delle finanze Filippos Sachinidis ha informato di aver completato il programma di concambio dei propri titoli di Stato con una ristrutturazione di poco meno di 200 miliardi di euro complessivi di debito pubblico con un’adesione allo swap che si è attestata al 96,9%.
Una buona notizia per il paese il cui futuro è spaccato a metà tra la possibilità di restare tra i paesi dell’eurozona e quella di tornare ad una propria moneta nazionale con tutto quello che comporta nel bene e nel male.