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Nel 2011 fallite oltre 11 mila aziende

La crisi continua a far sentire i propri devastanti effetti. Nel 2011, secondo la CGIA, hanno chiuso oltre 11 mila aziende (per la precisione 11.615) che, da sole, hanno contribuito a bruciare oltre 50 mila posti di lavoro. Un dato che dimostra quale sia la diffocltà delle aziende italiane sempre più in affanno per via della fortissima contrazione dei consumi e per la stretta sul credito messa in atto dalle banche che ha limitato fortemente la possibilità di ricorrere a finanziamenti e aperture di credito per superare il momento di difficoltà. Le aziende che hanno sofferto maggiormente nel corso del 2011 sono le piccole imprese, spesso a conduzione familiare e con massimo 4-5 dipendenti. E il trend sembra non voler invertire la rotta nemmeno nel corso del 2012 come testimoniano anche le ultime cronache che hanno raccontato dei suicidi dei piccoli imprenditori del nord.

Tra le regioni in testa alla classifica per il paggior numero di fallimenti, infatti, spicca proprio la Lombardia con oltre 2600 aziende che, nel corso del 2011, hanno chiuso i battenti. Al terzo posto si posiziona un’altra regione del nord, il Veneto, così come al 5° si posiziona l’Emilia Romagna e al 6° il Piemonte. Insomma il nord, a eccezione di Lazio e Campania, rispettivamente al 2° e al 4° posto, ricopre tutte le posizioni alte di questa triste classifica e rappresenta la zona più colpita del paese dai fallimenti delle imprese.
D’altronde tutti noi possiamo renderci conto della gravità della situazione semplicemente guardandoci attorno. Chi non ha visto, nella propria zona, chiudere attività storiche in piedi da diversi anni? Chi non ha un parente, un amico o un conoscente che è stato licenziato perchè l’azienda è fallita?

Oltre i dati diffusi dagli organi competenti chiunque si può rendere conto di quanto sia precaria la situazione nel nostro paese e di quanto sia indispensabile un intervento immediato a sostegno delle imprese per evitare che vengano persi ulteriori posti di lavoro. Stando ai dati diffusi dalla CGIA di Mestre, infatti, per ogni piccola azienda che chiude i battenti vengono bruciati 5 posti di lavoro.

Secondo il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi, sono stati i “i ritardi nei pagamenti e il forte calo della domanda interna sono le principali cause che hanno costretto molti piccoli a portare i libri in tribunale“. Bortolussi prosegue il suo commento ai dati sostenendo che la CGIA invita il governo a istituire un fondo di solidarietà che corra in aiuto a chi si trova a corto di liquidità.

Ma l’allarme lanciato da Bortolussi viene rilanciato anche dai giovani di Confindustria i quali lamentano la crescente difficoltà che i giovani riscontrano nell’avviare una nuova attività, prerogativa fondamentale per aggirare l’alta disoccupazione che affligge il nostro paese e l’economia europea in genere.

Ecco la classifica delle regioni con il più alto numero di fallimenti:

1) Lombardia  2.613

2) Lazio  1.215

3) Veneto  1.122

4) Campania  1.008

5) Emilia Romagna  899

6) Piemonte  857

7) Toscana  843

8) Sicilia  601

9) Puglia  529

10) Marche  398

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