Brutte notizie dal fronte del petrolio: l’Iran ha diminuito fortemente la vendita di greggio in seguito alle sanzioni della comunità internazionale. Secondo quanto diffuso ieri dal Wall Street Journal le esportazioni di petrolio da parte dell’Iran hanno subito un calo del 14% scendendo di circa 300 mila barili al giorno. Calo che potrebbe diventare anche più consistente qualora, come è probabile, il presidente degli Stati Uniti decidesse di rendere più pesanti le sanzioni. Tutto ciò potrebbe rendere la situazione ancora più tesa contribuendo ad un ulteriore rialzo del prezzo del petrolio che, con la benzina a 2 euro, è un rischio che le famiglie italiane non possono permettersi. Proprio in virtù di queste tensioni internazionali, infatti, il prezzo dei carburanti nel nostro paese (che è già in cima alla classifica dei paesi dove si paga il prezzo più alto per benzina e diesel)potrebbe raggiungere presto valori insostenibili per famiglie e imprese.
Se il caso dell’Iran porterà ulteriormente al rialzo le quotazioni del greggio e il governo dovesse decidere di aumentare ulteriormente l’Iva in autunno le attuali quotazioni di benzina e diesel potrebbero sembrare persino convenienti. Insomma si potrebbe rompere definitivamente il tabù dei 2 euro al litro, valore che molto probabilmente verrebbe superato anche dal diesel.
Le ripercussioni per l’economia sarebbero gravissime e proprio su questo punta l’Iran. Se gli Stati Uniti decidessero di rafforzare le sanzioni il prezzo del petrolio aumenterebbe ulteriormente garantendo all’Iran la possibilità di mantenere inalterato il proprio reddito. Insomma venderebbe meno petrolio per via delle sanzioni ma lo venderebbe ad un prezzo più alto.
Il problema, invece, sarebbe delle economie occidentali, Europa e Stati Uniti in primis, che vedrebbero i costi per l’approvvigionamento energetico schizzare alle stelle in un contesto economico estremamente delicato per via della crisi dei debiti sovrani.
Inoltre l’Iran potrebbe intensificare le vendite in Cina, storico partner commerciale del paese, e in India riuscendo a contenere, almeno in parte, le perdite dovute alle sanzioni imposte dagli Stati Uniti. Secondo alcune stime il prezzo del greggio potrebbe subire un aumento variabile tra i 5 e i 14 dollari al barile. Il tutto si tradurrebbe in un ulteriore rincaro, per le famiglie italiane, che potrebbe arrivare fino a 10-15 centesimi di euro portando il diesel a ridosso dei 2 euro e la benzina verde abbondantemente sopra.
Il tutto confermerebbe l’attuale calo del consumo di carburante da parte degli italiani, calo che si aggira intorno al 20%. Ma la preoccupazione più grande va ai problemi che una permanenza troppo lunga dei carburanti su queste quotazioni potrebbe provocare. Pensiamo, in primis, all’aumento di tutti quei beni di prima necessità come i generi alimentari e i medicinali che, per effetto del maggior costo relativo al trasporto, potrebbero subire dei corposi rialzi danneggiando ulteriormente le già provate tasche delle famiglie.
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