Giornata dai risultati contrastati, quella di ieri, per il nostro paese. Da un lato l’ottimo risultato per l’andamento dell’asta dei titoli di stato che ha permesso al Tesoro di collocare sul mercato ben 12 miliardi di euro ad un tasso di interesse sensibilmente più basso rispetto a quello dell’asta precedente. Dall’altro, invece, male il dato sull’inflazione che continua a salire arrivando a superare la soglia del 3%, specialmente per colpa degli aumenti dei carburanti che si ripercuotono anche sul costo dei generi alimentari. Una brutta notizia per le famiglie italiane, visto che si stima che fare la spesa sia più caro del 4,5 rispetto ad un anno fa. Insomma, volendo tirare le somme della giornata di ieri, è possibile dire che va bene la finanza ma va altrettanto male l’economia reale.
Mai come negli ultimi anni questi 2 mondi sembrano essere distanti l’uno dall’altro. Una forzatura estremamente pericolosa visto che la finanza non dovrebbe essere altro che l’esposizione dell’economia reale. Eppure così non è o, almeno, così non è da qualche anno a questa parte per via della crescente speculazione che sembra regnare nei mercati finanziari.Ma torniamo a quello che ci interessa di più cercando di riassumere, brevemente, la giornata di ieri.
Asta dei bot del 13 Marzo 2012
Come dicevamo il Tesoro ha collocato 8,5 miliardi di Bot a 12 mesi ad un rendimento dell’1,405% contro il 2,2% dell’asta di Febbraio che già di per se aveva segnato un calo rispetto all’asta precedente. Bene anche il collocamento dei 3,5% di Bot a 3 mesi che hanno fatto registrare un rendimento dello 0,492% contro l’1,9% dell’asta di Settembre 2011.
Per entrambi i collocamenti la domanda è stata decisamente più alta dell’offerta segno che la fiducia dei mercati nel nostro paese sta tornando verso la normalità. non a caso anche il presidente dell’FMI, nei giorni scorsi, aveva lodato l’operato del governo dichiarando che sarebbe da evitare di scommettere contro l’Italia (finanziariamente parlando) perchè il paese è in forte ripresa.
Molto positive le prime reazioni degli analisti che sottolineano la ritrovata fiducia dei mercati nel paese. Secondo Alessandra Giansanti, analista di ING, “i risultati d’asta sono molto buoni per entrambi i titoli specie alla luce del fatto che l’ammontare emesso è superiore a quello in scadenza, dato che il 15 marzo scadono titoli per 8,25 miliardi di euro. Questo garantisce un’offerta netta di 3,75 miliardi”.
Dati Inflazione 2012
Veniamo ora alla nota dolente, cioè all’economia reale quella fatta dalle famiglie e dalle imprese. L’nflazione, nel mese di febbraio 2012, fa registrae un +3,3% rispetto a febbraio 2011. L’inflazione acquisita per il 2012 è dell’1,9%. Questa crescita è principalmente dovuta all’aumento del costo dei carburanti che si ripercuotono anche sui prezzi dei beni alimentari.
Insomma fare la spesa costa il 4,5% in più per via del forte aumento di benzina e gasolio (che sono aumentati rispettivamente del 18 e del 25%) e per via delle nevicate eccezionali cha hanno fatto lievitare il prezzo di frutta e ortaggi.
Secondo un’indagine della Coldiretti per effetto di questi rincari sono calati i consumi di pasta dello 0,2%, quelli di ortofrutta dell’1% e quelli di latte del 2,2%. Insomma gli italiani risparmiano anche a tavola tagliando il consumo di alcuni prodotti o sostituendoli con equivalenti meno cari. Inoltre c’è da registrare un ritorno delle famiglie italiane ad acquistare direttamente dai produttori specialmente avvalendosi dei gruppi di acquisto, argomento di cui abbiamo ampiamente parlato (qui potete trovare diverse informazioni utili: risparmiare con i gruppi di acquisto).
Un capitolo a parte va riservato ai carburanti, vero dramma dell’economia italiana per le famiglie e le imprese. I prezzi di benzina e gasolio nel nostro paese, infatti, sono i più alti d’Europa. Un triste primato che ci vede in vetta alla classifica dei paesi europei dove il pieno costa di più.
Secondo Piero De Simone, il direttore generale di Unione Petrolifera intervistato dal corriere.it, “I consumi stanno precipitosamente riducendosi. L’anno scorso abbiamo perso 2 milioni di tonnellate di prodotti. E negli ultimi 4 anni l’Italia ha perso 20 tonnellate. La gente di fronte all’aumento dei prezzi consuma meno“.
Insomma i petrolieri danno la colpa allo Stato, reo di aver messo un’eccessiva tassazione sui carburanti. Sta di fatto che ai cittadini non resta che cercare di risparmiare facendo rifornimento presso le pompe bianche o approfittando della diminuzione di prezzo che molti distributori applicano al self service negli orari di chiusura.