Secondo quanto affermato dai dati Istat, nel terzo trimestre 2011 in Italia vi sarebbero circa 2,364 milioni di dipendenti a tempo determinato, ai quali aggiungere 385 mila collaboratori. In totale, 2,749 milioni di persone prive di un posto di lavoro fisso. Stando a quanto affermato dal report analitico dell’Istituto statistico, pertanto, continuerebbe a crescere il numero dei dipendenti “atipici”, quelli con un contratto di lavoro non a tempo indeterminato: una platea in incremento di 7,6 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+ 166 mila unità), che coinvolge principalmente i giovani sotto i 35 anni.
Per quanto concerne la proporzione dei lavoratori atipici sul totale degli occupati italiani, il peso dei primi tocca quota 10,3 punti percentuali, frutto di un forte incremento dei lavoratori a tempo determinato, e di un calo dei collaboratori, in diminuzione di 2,1 punti percentuali (- 8 mila unità) su base annua.
Ad ogni modo, gli analisti sottolineano come sia veramente difficile trarre delle considerazioni puntuali sull’andamento dell’occupazione atipica.
Oltre a quanto rilevato dai dati Istat, infatti, vi sarebbe una platea di lavoratori non contemplati dalle osservazioni dell’Istituto, come le “false partite Iva”, e lavoratori precari che – a causa del ricco panorama di forme occupazionali – non sono conteggiate nel novero del report Istat.
Per quanto riguarda i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, sono risultati dipendenti a tempo determinato il 46,7% dei dipendenti. Per quanto concerne gli over 35, la percentuale scende all’8%.
Insomma urge più che mai una immediata riforma del settore per cercare di arginare quella che è diventata a tutti gli effetti una piaga della nostra società con i giovani lasciati in balia dell’incertezza di un lavoro precario per anni con l’impossibilità di creare un futuro stabile ed economicamente sostenibile.
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