Le banche creditrici di Atene hanno affermato di aver effettuato un ultimo, disperato passo in avanti per venire incontro alle esigenze del governo ellenico. L’esecutivo dovrà ora valutare le offerte degli istituti bancari, e cercare di formulare una risposta credibile e definitiva, in sinergia a quanto voluto dal Fondo Monetario Internazionale, dall’Unione Europea e dalla Banca Centrale Europea.
Da quanto emerge, Atene e le banche starebbero convergendo verso una riduzione del valore nominale del debito del Paese pari al 50%: una convergenza che sembra sempre più probabile, visto e considerato che le due parti avrebbero già raggiunto l’intesa sui temi che apparivano più spinosi, e che dovrebbe comportare una perdita complessiva per i creditori privati pari a quasi il 70% del valore di bilancio dei titoli in mano alle banche.
Il governo di Atene e una delegazione dell’IIF (l’International Institute of Finance) dovranno invece lavorare ancora a lungo per poter cercare un’intesa sul rendimento delle nuove obbligazioni che la Grecia dovrà emettere, con l’Istituto che spinge per una retribuzione tra il 4% e il 4,5%, con una parametrazione alla prestazione dell’economia greca. La posizione di Atene sembra invece molto distante, visto che Papademos non vorrebbe andare oltre il 3%.
L’accordo dovrà ad ogni modo essere formalizzato entro il 20 marzo, data nella quale la Grecia dovrà rimborsare oltre 14 miliardi di euro di bond in scadenza. Un rimborso impossibile, senza un preventivo accordo con i creditori privati, determinante per poter avere accesso ai 130 miliardi di euro di aiuti promessi dalla Troika UE – BCE – FMI.
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