Brutte notizie arrivano, ancora una volta, dal Fondo Monetario Internazionale che vede nell’eurozona e in particolare nell’Italia il freno alla crescita globale che ancora per un paio di anni sarà molto debole. In particolare il nostro paese dovrebbe ettraversare un periodo di 2 anni di durissima recessione con un calo del prodotto interno lordo che il Fondo Monetario Internazionale stima possa aggirarsi intorno ai 2 punti percentuali per il 2012 e intorno al -0,3% nel 2013. Tra i fattori giudicati determinanti l’FMI segnala il rialzo dei rendimenti dei titoli di stato, che significa un maggior costo da sostenere per rifinanziare il debito in scadenza, e la diminuzione del credito bancario a famiglie e imprese.
Proprio quest’ultimo aspetto è quello che sembra preoccupare di più in quanto senza credito alle famiglie si bloccano i consumi (che già si attestano da diversi mesi su livelli molto bassi) e senza credito alle imprese si impedisce loro di sopportare il momento di difficoltà e di continuare a investire per non perdere di competitività a livello europeo.
Il problema è che il problema legato all’alto rendimento dei nostri titoli di stato e la stretta sul credito sono in qualche modo collegati. Le banche, avendo difficoltà e reperire liquidità sui mercati (anche a causa del rischio paese), saranno costrette a dare meno finanziamenti o a darli a costi più elevati.
Insomma un cane che si morde la coda. Ma, come abbiamo detto, il problema non è solo dell’Italia ma dell’eurozona nel suo complesso che dovrà fare i conti con diversi problemi irrisolti tra cui il complicatissimo caso della Grecia. Secondo diversi analisti il caso Grecia è già stato scontato dai mercati ed un eventuale default non dovrebbe provocare grandissime ripercussioni sulle piazze d’affari europee.
Inoltre paesi come la Spgna e la Francia dovranno fare i conti con un prodotto interno lordo non proprio all’altezza. Secondo le stime del Fondo Monetario, infatti, la Spagna dovrebbe far registrare un -1,7% nel 2012 e un -0,3% nel 2013 mentre la Francia farà registrare rispettivamente lo 0,2 e l’1%. Dati assolutamente insufficienti a riassorbire il maggior costo che si dovrà sostenere per rifinanziare il debito in scadenza.
Secondo l’FMI è compito della BCE tenere a galla i paesi più in difficoltà con una politica economica accomodante che possa garantire liquidità sui mercati e dia sostegno ai titoli di stato continuando gli acquisti per non far venir meno la fiducia nella moneta unica.