Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una profonda trasformazione della distribuzione della ricchezza in termini globali. I paesi cosidetti “emergenti” stanno crescendo in maniera significativa aumentando la ricchezza procapite al punto che, secondo Credit Suisse, già dal 2025 il numero di famiglie della classe media di quei paesi supererà per numero quelle americane. Basti pensare che solo in Cina la ricchezza media procapite e cresciuta del 300% nell’arco degli ultimi 10 anni rallentando solo nell’ultimo biennio per via della crisi globale. Tutto ciò sta modificando anche la finanza internazionale per via dello spostamento enorme di capitali dalle vecchie economie, ormai praticamente statiche, verso quelle dei paesi emergenti, molto più dinamiche e con prospettive di crescita interessanti.
Tutto ciò non farà altro che spostare gran parte del flusso finanziario e degli investimenti rendendo ancora più difficile la vita dei mercati finanziari europei e americani che potrebbero soffrire di una minore liquidità e di un cospicuo calo delle transazioni.
Inoltre sulle “vecchie economie” peserà anche una situazione demografica non favorevole (un alto rapporto tra numero di anziani e di giovani) rispetto ai paesi emergenti che, invece, possono vantare una popolazione giovane e in grado di produrre reddito.
Sempre secondo Credit Suisse ci sono buone possibilità di crescita per i comparti bancari dei paesi emergenti in quanto finanziamenti e attività di coporate banking cresceranno proporzionalmente alla crescita dell’economia. In effetti i vantaggi delle banche di quei paesi potrebbero beneficiare anche dell’attuale difficoltà degli istituti di credito europei e statunitensi costretti a fare i conti con una crisi del debito che sta, letteralmente, mettendo a dura prova molte banche.
Guardando al nostro paese, infatti, basti pensare che la maggior parte delle banche italiane capitalizzano in borsa meno della metà di 4 anni fa. Le banche di paesi come la Cina, il Brasile o la stessa Argentina reduce dal disastroso default del 2001 avranno la possibilità di amministrare il capitale, in forte crescita, dei propri clienti.
In Europa, invece, si avrà il problema inverso visto che la classe media continua, inesorabilmente, a bruciare ricchezza a causa della crescente disoccupazione e del minor potere di acquisto delle famiglie. Una situazione che potrebbe durare per diversi anni cambiando in maniera radicale la distribuzione della ricchezza nel mondo.
Il parere di Credit Suisse è che nel corso del 2012 (e per i prossimi anni) continueranno ad aumentare i volumi degli investimenti finanziari nelle economie più dinamiche a discapito di quelle europee.