Qualche giorno fa vi avevamo informato su una vicenda apparentemente trascurata dai principali media nazionali, che sta tuttavia assumendo contorni sempre più ampi e profondi. La vicenda in questione è quella che vede coinvolto, in qualità di presunto sospettato di insider trading, il presidente della Banca Nazionale Svizzera, Philipp Hildebrand, il quale – sommerso dalle accuse – ha ritenuto di doversi pubblicamente giustificare su un comportamento solo parzialmente ammesso.
Durante una conferenza stampa alla quale hanno partecipato tutti i principali media internazionali, Hildebrand ha respinto le accuse che gli sono state mosse, ma ha ceduto alle richieste di dimissioni apparsa sui quotidiani elvetici. “Ho la fiducia del Governo” – avrebbe affermato Hildebrand – “e di conseguenza non intendo dimettermi” avrebbe detto in un primo momento salvo poi gettare la spugna e rimettere le su dimissioni.
Eppure qualcosa di incongruo c’è stato. E, ad ammetterlo, è lo stesso Hildebrand. “L’operazione è avvenuta il 15 agosto, a mia insaputa” – ha infatti affermato il presidente della Banca Nazionale – “L’indomani alle 7,30 del mattino ho mandato una email al nostro consulente bancario, pregandolo di non operare più senza la mia autorizzazione”.
Pertanto, l’operazione valutaria c’è stata ma, secondo quanto comunica Hildebrand, sarebbe avvenuta senza la propria autorizzazione. Ed è qui che sta l’unico rimprovero che il Presidente si autoinfligge, ricordando come il rammarico sia relativo a “non aver annullato quell’operazione del 15 agosto”, transazione che, ex post, avrebbe generando l’individuazione di una “questione morale” da parte dell’opinione pubblica svizzera.
“Non ho violato alcun regolamento” – ha infine affermato Hildebrand, rendendosi poi disponibile – “a rendere pubblici i conti bancari, nel caso in cui il Governo mi chiedesse di farlo”.
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