L’Asta della BCE è andata benissimo, oltre le più rosee previsioni degli analisti che avevano stimato in circa 250-300 miliardi di euro i soldi che l’istituto europeo avrebbe piazzato contro i 489 miliardi con cui, invece, si è chiusa l’asta. Un’enorme iniezione di liquidità a bassissimo costo (i bond sono stati piazzati all’1%, quindi quasi gratis) ma le borse non hanno apprezzato tanto che le principali piazze europee hanno chiuso in rosso. Male anche lo spread sui titoli italiani che torna a salire oltre i 480 punti base con un rendimento del titolo a 10 anni che torna a quota 6,7%.
Milano, dal canto suo, ha perso lo 0,97% così come Francoforte, Parigi ha perso lo 0,91% e Londra lo 0,64%. Insomma una pessima giornata di borsa caratterizzata da un andamento difficile da prevedere visto che gli analisti si aspettavano performance positive dopo la chiusura dell’asta.
Teoricamente, infatti, i soldi erogati con l’asta della BCE servivano per fornire alle banche la liquidità necessaria per poter acquistare titoli di stato del proprio paese e per ridare fiato al credito delle aziende e delle famiglie. Tuttavia sembra che le banche vogliano utilizzare quei soldi per ottemperare all’obbligo di ricapitalizzazione riducendo, di fatto, gli effetti della manovra.
Secondo molti analisti, tra cui Jonathan Lovnes (il cui parere è stato riportato anche da wallstreetitalia) difficilmente le banche useranno questa enorme montagna di soldi per acquistare i titoli di stato dei propri paesi e la BCE sarà costretta, ancora, ad intervenire sui mercati secondari per aiutare i paesi in maggior difficoltà.
Un altro dato significativo è il numero di banche che hanno scelto di partecipare all’asta: solo 523 istituti di credito europei hanno deciso di approfittare dei fondi messi a disposizione dalla BCE, un numero molto ridotto rispetto alle previsioni (si stimava una partecipazione di circa 8-900 istituti di credito.
Questo, di fatto, ridimensiana significatamente l’importanza dell’asta con cui Mario Draghi pensava di riuscire a risolvere (anche solo parzialmente) la crisi dei debiti sovrani che per il momento resta ancora il problema più grande che l’Europa dovrà affrontare nel corso del prossimo anno.