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Uscire dalla crisi con le riserve d’oro

Di utilizzare le riserve di oro dei paesi dell’eurozona per uscire dalla crisi se ne parla da tempo ma sull’argomento ci sono pareri estremamente contrastanti: da una parte c’è chi sostiene che sarebbe molto utile venderlo, dall’altro chi sostiene che non sia assolutamente quella la medicina adatta a guarire l’Europa. Un’analisi del wall street journal di questa mattina fa notare come, effettivamente, vendere le riserve di oro o utilizzarle per ottenere rifinanziare il debito a costi più sostenibili non sia poi così sensato in quanto ci sarebbero non pochi problemi da affrontare. Problemi che potrebbero penalizzare ulteriormente gli stati membri.

L’articolo, realizzato da Liam Pleven, sottolinea come per un paese la vendita di oro per pagare il proprio debito possa essere interpretata dai mercati come una soluzione estrema, da “ultima spiaggia”, portando forti tensioni sui propri titoli di stato.

Ma quanto valgono le riserve d’oro dei paesi europei?

Secondo il Wall Street Journal valgono molto visto che viene stimato che l’Italia ha circa 134 miliardi di oro (secondo il WSJ sarebbe al primo posto tra i paesi europei), che equivale al 6,7% del pil. Insomma tanto oro ma troppo poco per abbattere sensibilmente il debito pubblico. Molto oro lo detengono anche la Germania (al secondo posto), la Francia e il Portogallo. Perfino la Grecia avrebbe più oro di paesi come l’Australia o il Brasile.

Tuttavia non è l’oro la direzione giusta per risolvere la crisi europea, una crisi dettata da speculazione finanziaria e da un’economia fragile che da troppo tempo ha smesso di crescere. Al contrario serve una politica di rigore che dia vita ad un nuovo processo economico fatto di maggiore equità, di una migliore distribuzione della ricchezza e di investimenti nella direzione giusta.

Perchè vendere le riserve di oro significherebbe avere contanti subito per poter respirare per un paio di anni ma senza modifiche strutturali della nostra economia ci ritroveremmo in brevissimo tempo al punto di oggi con la sola differenza che l’oro non ci sarebbe più.

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