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Capitali Scudati: ancora tanta confusione

In questi giorni concitati per la politica economica italiana ed europea c’è grande confusione circa alcuni temi caldi della manovra finanziaria varata dal governo Monti. In particolare c’è una grandissima confusione sulla tassa sui capitali scudati che, originariamente, sarebbe dovuta essere dell’1,5%. Al momento, tuttavia, si parla di un raddoppio della stessa anche se i tecnici della camera sostengono che la norma sarà di difficile applicazione in quanto si potrebbero verificare dei casi in cui sarà difficile determinare il sostituto d’imposta in quanto i capitali potrebbero essere stati spostati o, in parte, investiti.

Sulla tassa sui capitali scudati regna, quindi, una grandissima confusione da parte dei cittadini che non hanno ancora la possibilità di sapere con certezza se e quando dovranno pagare questa imposta.


Al momento sembra alquanto probabile che il governo decida di raddoppiarla portandola al 3% così da recuperare le risorse per alleggerire la riforma delle pensioni legando gli importi all’inflazione per gli assegni pensionistici fino ai 1400 euro mensili (si parla sempre del lordo, è bene ricordarlo come ha sottolineato in questi giorni la Camusso).

Nel caso in cui la tassa sui capitali scudati dovesse essere confermata  riguarderebbe sia l’ultimo scudo fiscale del 2009-2010 che quelli precedenti del 2003 e del 2001. Il pagamento dell’importo dovuto sarà suddiviso in 2 rate con scadenza 16 Febbraio 2012 e 16 Febbraio 2013.

L’ammontare previsto che dovrebbe entrare nelle casse dello stato sarà di circa 2,5 miliardi di euro che diventerebbero 5 miliardi di euro nel caso in cui la tassa fosse innalzata al 3% come chiesto da gran parte delle parti sociali.

La speranza è che prevalga il buon senso e che, seppur in presenza di qualche difficoltà nell’applicazione, la tassa sui capitali scudati venga approvata con un’aliquota al 3%. Questa imposta, infatti, rappresenta anche un piccolo segnale nei confronti dei tantissimi cittadini che sono chiamati a fare sacrifici per salvare l’economia nazionale.

Sacrifici che dovrebbero essere fatti, a maggior ragione, da chi ha di più e, come se non bastasse, ha avuto la fortuna di poter avere una tassazione ridicola (il 5% in confronto al 45% che pagano la stragrande maggioranza dei lavoratori) grazie ai decreti fortemente voluti dall’ex Ministro dell’Economia Tremonti.

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