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Francia in crisi: male spread e borsa

Pessima giornata quella di ieri in borsa caratterizzata da ribassi su tutte le principali piazze europee e, in particolare, dalla crisi dei titoli di stato spagnoli e francesi. Ed è proprio la crisi francese quella che preoccupa di più perchè se la Spagna si sapeva non godere di un’economia in ottima salute, la Francia è di fatto la seconda economia dell’eurozona. Insomma Sarkozy e soci che fino a qualche giorno fa si preoccupavano di indicare all’Italia le linee guida da seguire per migliorare i propri conti ora devono guardare ad altri problemi.

Tanto per fare un esempio ieri Parigi è stato il peggior listino di europa perdendo l’1,87% e lo spread con i bund tedeschi ha raggiunto e superato i 200 punti per poi riscendere a 175 dopo che sono circolate le voci di un probabile accordo tra BCE e FMI (la BCE presterebbe soldi all’FMI, con i quali poi si aiuterebbero i paesi europei in difficoltà).

Ma la giornata di ieri è stata un’ulteriore conferma per quanti sostenevano la tesi di un vero e proprio attacco speculativo all’Euro. Basti pensare all’asta dei dei titoli di stato di Madrid che è stata estremamente sotto le attese sia dal punto di vista della domanda (sono stati collocati il 10% di titoli in meno di quelli previsti), sia dal punto di vista del costo con un rendimento del 6,975%.

Tornando alla Francia la preoccupazione più grande risiede, ancora una volta, nelle banche visto che molte di queste sono fortemente esposte in titoli di stato della Greciache, ad oggi, viene dichiarata praticamente insolvente. A testimoniare il “rischio Francia” ci pensano i cds, che nel caso di Parigi toccano quota 234 punti, e le indiscrezioni che vedrebbero alcune società di rating togliere la tripla A sul debito.

Ovviamente crescono le preoccupazioni per lo stato di salute dell’euro che si dimostra, ancora una volta, una moneta che non riesce a reagire ai continui attacchi della speculazione internazionale. L’attacco all’economia francese e, qullo più scontato, all’economia Spagnola non fanno altro che rendere ancora più debole un progetto ambizioso come quello della moneta unica.

 

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