Ha fatto scalpore l’articolo apparso sul corriere.it che segnalava l’acquisto di una pagina pubblicitaria da parte di un lettore per stimolare gli Italiani a ricomprarsi il debito. Si, avete capito bene. Il signore in questione si chiama Giuliano Melani e sostiene che se ognuno di noi acquistasse i nostri titoli di stato potremmo evitare di esporli alla speculazione.
La proposta viene spiegata in maniera piuttosto articolata nella pagina di giornale che il signor Melani ha pagato di tasca propria investendo una parte dei suoi risparmi.
Ma come è possibile che gli italiani possano ricomprarsi il debito?
Secondo Melani acquistando bot e BTP anche a interessi prossimi allo zero (quindi senza speculare sull’operazione) si potrebbe togliere dal mercato i nostri titoli di stato. Una richiesta tanto massiccia li farebbe andare a ruba provocando un forte abbassamento dei tassi di interesse che siamo costretti a pagare perchè gli investitori si fidino di noi.
In effetti il discorso, per quanto molto difficile da attuare, sarebbe tecnicamente valido. Il nostro debito pubblico continua a crescere non solo in virtù degli sprechi dello stato ma anche e sopratutto per via degli interessi che ogni anno siamo costretti a pagare per rifinanziarlo.
Interessi che negli ultimi anni sono diventati altissimi fino a raggiungere i livelli assurdi di questi ultimi mesi con i BTP a 10 anni che ieri hanno raggiunto un rendimento di molto superiore al 6%. E vista l’entità del nostro debito (che si attesta in circa 1900 miliardi di euro) la variazione anche solo di 1 0 2 punti percentuali dei tassi di interesse si trasforma in miliardi.
Lo stesso Melani sottolinea anche come una parte della colpa di questo debito mostruoso sia anche nostra che abbiamo contribuito alla sua crescita non pagando le giuste tasse, facendo esami clinici non necessari o votando una classe dirigente non all’altezza di guidare un grande paese come l’Italia.
Tuttavia l’idea, seppur ambiziosa e lodevole del massimo rispetto, appare quanto mai irrealizzabile perchè difficilmente gli italiani, già provati dalla crisi, decideranno di investire parte dei propri risparmi in questa attività.
Difficile sarebbe coinvolgere le masse nel credere nell’economia italiana almeno fino a quando non ci sarà un profondo rinnovamento della classe dirigente politico-economica verso cui, in questo momento, c’è la massima sfiducia.