Credit Suisse ha annunciato gli ultimi dati economico finanziari di periodo. Dati piuttosto incoraggianti, con un terzo trimestre che ha chiuso i battenti con un utile netto in positivo sviluppo del 12% a 683 milioni di franchi svizzeri, equivalenti a circa 562 milioni di euro, e pertanto al di sotto delle stime effettuate negli scorsi giorni dagli osservatori svizzeri, che auspicavano utili per un miliardo di franchi.
A preoccupare le parti sociali sono tuttavia non tanto i dati al di sotto delle stime degli analisti, quanto i nuovi annunci di tagli del personale. La seconda banca svizzera già durante il mese di luglio aveva annunciato il licenziamento di circa 2 mila dipendenti; oggi, lo stesso istituto di credito rilancia con ulteriori 1.500 tagli, che potrebbero consentire alla compagnia di raggiungere l’obiettivo, datato 2013, di risparmiare circa 800 milioni di franchi.
Sulla base delle nuove decisioni dei vertici societari, la forza lavoro dell’istituto di credito svizzero calerà da quota 50.700 persone alle poco più di 47 mila persone alla fine del 2013.
Secondo quanto afferma la stessa azienda in un comunicato, il risultato del terzo trimestre dell’anno è influenzato principalmente dagli accantonamenti che il gruppo ha dovuto effettuare: 183 milioni di franchi che Credit Suisse ha messo da parte per la risoluzione di alcune questioni fiscali con la Germania, e altri 295 milioni per le stesse ragioni, ma nei confronti degli Stati Uniti.
I ricavi sono stati pari a 7,1 miliardi di franchi, il 51,4% in più rispetto a quanto conseguito nello stesso periodo dello scorso anno, segno che i frutti della politica di rigore applicata dai vertici della società hanno dato i propri frutti. Rigore che con ogni probabilità dovrà essere applicato anche da tutti gli altri principali istituti di credito europei frutto in questi ultimi mesi di un violento attacco speculativo.