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Il costo di ogni parlamentare italiano

Quando si è cominciato a parlare di sacrifici da chiedere agli italiani per uscire dalla crisi economica sono stati in molti a chiedere che si cominciasse proprio dai costi della politica. In particolare gli italiani chiedevano di tagliare sia il numero che stipendio e benefici dei nostri parlamentari.

La risposta di alcuni “illustri” politici è stata che tagliando il numero dei parlamentari e abolendo alcuni loro privilegi il risparmio sarebbe stato minimo… meglio quindi alzare l’aliquota dell’iva al 21%!

Invece uno studio di Confcommercio Imprese sembra finalmente svelare quanto costano i parlamentari italiani. la sorpresa più grande è che tagliando solo di un terzo il numero dei signori che siedono in parlamento (e che lavorano solo 3 giorni a settimana) si potrebbero risparmiare circa 3 miliardi di euro.

Per rendere l’idea di quanto valgano questi 3 miliardi basti sapere che sarebbero sufficienti a  diminuire di circa lo 0,8% la prima aliquota Irpef pagata da circa 30 milioni di italiani. Alla faccia di chi ssosteneva che i tagli alla politica avrebbero reso troppo poco.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire meglio tutti i numeri di questo studio visto che, in effetti, si tratterebbe di soldi nostri.

Quanto costa un parlamentare

Secondo lo studio della Confcommercio ogni cittadino italiano avrebbe sulle spalle un debito di 12 mila euro per sostenere i costi della politica. Quello che più fa arrabbiare, ovviamente, è che con questi soldi si paghi anche il barbiere o il grande chef per i nostri parlamentari mentre in Italia (anche a causa della sempre maggiore pressione fiscale) i poveri sono arrivati a 8 milioni.

Come dicevamo il risparmio possibile per le casse dello stato (e quindi di tutti noi) passando da 945 parlamentari a 600 sarebbe di circa 3,3 miliardi se venissero anche tagliati tutti i costi connessi e di 1,8 miliardi qualora si tagliassero solo i parlamentari.

In entrambi i casi si tratterebbe di un risparmio di grande importanza per il nostro paese perchè permetterebbe di recuperare risorse da investire sulla crescita per ridare speranza a quel 26% di gioavani disoccupati che attualmente non studiano e non lavorano pesando sulle famiglie.

Vista l’attuale situazione del nostro paese appare inspiegabile come si possa permettere che vengano colpite le fascie di reddito più deboli senza tagliare minimamente i costi della politica che, come abbiamo potuto vedere grazie allo studio della Confcommercio Imprese, sarebbero tutt’altro che irrisori.

Anche perchè si tratterebbe di un taglio permanente che farebbe risparmiare soldi ogni anno mentre, tanto per fare un esempio, la vendita dei beni dello stato decisa dal governo (che dovrebbe dare qualcosa come 4-5 miliardi) li darebbe una sola volta.

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