Ieri Berlusconi ha presentato il piano italiano per favorire lo sviluppo del nostro paese come richiesto dalla stessa Europa che nei giorni passati aveva inviato una lettera al premier chiedendo ri risolvere alcuni nodi ritenuti fondamentali. E così è stato perchè proprio ieri nel pomeriggio la bozza delle misure studiate dal governo in questi 3 giorni di trattative con gli alleati del PDl è finalmente stata resa nota.
Si parla di pensioni che a partire dal 2026 dovrebbero scattare per tutti, donne e uomini, a partire dai 67 anni di età e la possibilità per le aziende di licenziare anche solo per la crisi economica a partire da Maggio 2012.
Proprio questi i punti che, di fatto, hanno già fatto infuriare le opposizioni, i sindacati e molti cittadini tanto che non si possono escludere eventuali manifestazioni di protesta contro le decisioni prese dal governo.
Andando avanti nello studio delle norme presentate dal governo per favorire lo sviluppo del nostro paese troviamo, anche, la dismissione di una parte del patrimonio pubblico che nell’arco di 3 anni dovrebbe portare nelle casse circa 5 miliardi.
Saranno dati più poteri all’Antitrust per favorire la concorrenza e, di conseguenza, un miglioramento dei servizi e una diminuzione dei prezzi, mentre sempre in materia di lavoro sarà favorita la mobilità nel pubblico impiego oltre a promuovere i contratti di apprendistato nel settore privato.
Questi, per così dire, sono i punti salienti della lettera inviata all’Unione Europea dal governo per favorire lo sviluppo e la crescita nel nostro paese, che andremo ad analizzare più approfonditamente (punto per punto) nei prossimi giorni a mano a mano che il governo attuerà veramente queste misure.
Si perchè questa è solo una bozza, un impegno ad attuare queste riforme ma, come ben sappiamo, tra il dire e il fare la differenza è molto grande.
Tuttavia leggendo i provvedimenti portati a Bruxelles la domanda potrebbe sorgere spontanea a molti: Siamo sicuri che queste sono le uniche cose che si possono fare per garantire lo sviluppo del nostro paese? Siamo sicuri che rendere ancora più precario il lavoro non sia controproducente in un paese dove i contratti a tempo indeterminato sono diventati un miraggio e la disoccupazione giovanile è arrivata al 26%?
Far crescere un paese significa qualcosa di diverso rispetto a vendere una parte del patrimonio pubblico (misura sulla quale si potrebbe anche essere d’accordo vista la pessima gestione che ne fa lo stato) o a permettere alle aziende di licenziare perchè c’è la crisi!
Far crescere un paese significa dare ai giovani una formazione di alto livello e la possibilità di accedere al mondo del lavoro, che deve essere si flessibile, ma non precario (che sono 2 cose diverse). Far crescere un paese significa varare misure severissime in fatto di evasione fiscale e migliorare l’efficienza dei servizi pubblici perchè una maggiore efficienza permette di ottimizzare i costi.
Insomma forse la direzione poteva essere un’altra ma ormai è troppo tardi… la strada ci è stata tracciata dall’Europa mentre il nostro governo, e la politica tutta, era impegnato a risolvere i propri di problemi.