Secondo quanto sostiene una recente ricerca condotta dalla Caritas, i poveri italiani sarebbero pari a 8,3 milioni, per una fetta di popolazione che sfiora il 14%. Ad essere maggiormente interessate dal fenomeno sono le famiglie più numerose, o quelle che vengono composte da un solo soggetto genitoriale, spesso portatore di un reddito precario.
Geograficamente, la mappa della povertà sembra interessare in misura maggiore il Mezzogiorno rispetto al Settentrione, con un andamento dilagante tra i giovani.
Insomma, stando a quanto sostiene Caritas, tra il 2005 e il 2010 il numero di giovani “poveri” sarebbe aumentato di quasi il 60%, per un ritmo di incremento che non può che preoccupare. Tra i giovani rientranti in questa ben poco invidiabile area socio-economica, oltre il 76% non studia e non lavora, per una proporzione che appena cinque anni fa non arrivava al 70%.
La progressione di incremento del livello di povertà sta inoltre incrementando in maniera più ripida con il passare dei mesi. Nel 2009, infatti, i poveri erano “solamente” 7,8 milioni di unità, circa mezzo milione in meno rispetto alla fine del 2010.
Intanto, sostiene sempre la Caritas, le risorse per poter sopperire al fenomeno ci sarebbero, ma sarebbero altresì mal investite: la spesa sociale è in altri termini indirizzata in maniera poco corretta, andando ad aggravare una situazione complessiva dalla quale sembra davvero difficile uscire.
Essere poveri significa vedersi negato il diritto al lavoro, alla famiglia, alla casa, alla giustizia, alla salute e all’educazione, sostiene la Caritas, sottolineando come il problema non sia solamente economico, quanto anche relativo ai diritti negati.