Stando ad uno studio condotto da Francesca Modena (dell’Universita’ di Trento) e da Concetta Rondinelli (della Banca d’Italia) e diffuso solo ieri dalla Banca d’Italia emerge un dato preoccupante: il 60% dei giovani è costretto a vivere in famiglia perchè non riesce a permettersi una casa propria.
Questo dato si riferisce ai giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni, una fascia molto ampia che fatica a trovare una propria collocazione nel mondo del lavoro e quando ci riesce gli impieghi sono precari o insufficienti a coprire le spese di mantenimento di una casa.
La difficoltà dei giovani è imputabile in buona parte al costo smisurato delle case, che ormai non è più adeguato al reddito, ma anche alla precarietà del mondo del lavoro che non permette a molti giovani di accedere ai finanziamenti per l’acquisto della prima casa.
Basti pensare che il 30% dei giovani che riesce a comprarsi casa lo fa perchè ha ricevuto un’eredità o gli è stata pagata dalla famiglia. Mentre per quanto riguarda gli affitti sempre più giovani si ritrovano a dover dividere un appartamento in gruppi di 2,3 o 4 persone così da dividere le spese.
Purtroppo ancora oggi si pagano le conseguenze della bolla immobiliare che tra il 2003 e il 2005 ha fatto lievitare i prezzi delle casa portandoli su livelli inadeguati per molte famiglie. All’aumento del costo delle case è corrisposto anche l’aumento del costo degli affitti e il tutto ha portato ad un aumento esponenziale dell’età media in cui si lascia la casa della famiglia.
Ma cosa può comportare questo caro casa o, comunque, l’impossibilità di molti giovani di “spiccare il volo”?
Per prima cosa c’è da sottolineare che questo aspetto rallenta fortemente il mercato del credito. Come abbiamo visto alcuni giorni fa la richiesta di mutui casa è in netta diminuzione così come soffre il mercato immobiliare e il suo indotto, dalle agenzie ai costruttori.
Tuttavia analizzando i dati pubblicati da Bankitalia è possibile ipotizzare che sarebbe possibile migliorare la situazione anche solo puntando su una migliore formazione dei giovani e sopratutto su un migliore collacamento nel mondo del lavoro.
Un lavoro che andrebbe fatto quanto prima per scongiurare che la situazione, già di per se allarmante, finisca con il diventare davvero insostenibile per i nostri giovani come testimoniano anche i dati che vedono sempre più ragazzi lasciare l’Italia per andare a lavorare (e molto probabilmente a stabilizzarsi definitivamente) all’estero.