In questi giorni è al vaglio del governo una proposta di confindustria per riformare il mondo delle pensioni e permettere all’Italia di adeguarsi agli altri grandi paesi europei. Si parla della possibilità, a partire dal 2012, di rendere obbligatoria l’età minima di 65 anni per il pensionamento. Un piano pesantissimo ma che sebra destinato ad essere attuato per evitare il tracollo della nostra economia. Un’economia dove la disoccupazione giovanile è a livelli mostruosi e l’età media continua ad allungarsi provocando un aggravio per le casse dell’Insp.
In questo modo si eviterebbero i pensionamenti anticipati, ossia quelli che oggi sono consentiti con 35 anni di anzianità di servizio, con un risparmio non indifferente per le casse dello stato.
La proposta lanciata da Confindustria, infatti, non farebbe altro che spostare la data di pensionamento di circa 1/3 dei lavoratori che verrebbero equiparati a quelli delle altre grandi potenze economiche europee che, diciamolo, hanno una normativa in questo settore molto più severa della nostra.
Se dovesse saltare questa possibilità ne esiste un’altra leggermente più morbida che prevede la cosidetta “quota 97” che prevede un graduale aumento dell’età minima per andare in pensione a partire dal 2012 e per giungere alla fatidica soglia dei 65 anni obbligatori per tutti nel 2015.
Questa soluzione permetterebbe comunque, seppur in tempi più lunghi, di risolvere il problema delle cosidette pensioni anticipate, cioè la possibilità di smettere la propria attività lavorativa già con 35 anni di anzianità. Purtroppo il vero problema dell’Italia è stato il periodo delle cosidette pensioni baby dove bastavano anche soli 20 anni di lavoro per poter andare in pensione. Pensioni che ora gravano sulle casse dell’Inps e che costringono a pensare urgentemente a misure più austere.
Quella delle pensioni è una riforma estremamente importante dal punto di vista economico perchè permette all’Italia di non subire il gap con le altre potenze europee. Basti pensare a quello che avviene in Germania, tanto per fare un esempio, dove l’età pensionabile è molto più severa che da noi e dove per il futuro sarà inasprita ancora di più.
Tuttavia il governo dovrà scontrarsi anche con i sindacati: la Cgil si è detta contraria a qualsiasi intervento sulle pensioni mentre Cisl e Uil si sono dette disponibili a parlarne a patto che si valuti anche un serio taglio dei costi della politica. Insomma, della serie se dobbiamo fare i sacrifici che li facciano anche i politici.
Dissento totalmente su quanto pubblicato e ho dati che dimostrano sostanzialmente il contrario di quanto lei afferma. Ad esempio in Germania l’età di pensionamento MEDIA è poco diversa rispetto a noi, 61,9 anni contro 61
se vuole, veda:
http://basta-con-i-tagli-alle-pensioni.over-blog.it/
Salve Michele, a me risulta diversamente ma sarà mia premura verificare i dati ed eventualmente correggere quanto scritto. Comunque, personalmente, non sono d’accordo all’innalzamento dell’età pensionabile ma è, di fatto, una prerogativa imprescindibile se vogliamo che anche le generazioni future possano usufruire della pensione. Poi potremmo stare qui a dibattere sulle colpe di questo sistema malato che ha causato tutto ciò… ma è un’altra storia ;) .