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Hi-tech e quotazioni in Borsa: c’è da fidarsi?

A poco più di dieci anni dalla bolla della net-economy che aveva fatto arricchire (e impoverire) milioni di risparmiatori e investitori di tutto il mondo, siamo probabilmente alle porte di un altro avvenimento di portata altrettanto storica.

Certo, scenario e prospettive possono essere parzialmente diverse, ma l’euforia intorno a titoli qualche tempo fa insospettabili (come Linkedin, Groupon, ecc.) è davvero notevole.

Appena trascorsa con successo l’offerta pubblica iniziale dei titoli di Linkedin, il social network business oriented, il nostro sguardo è infatti rivolto a quello che accadrà quando a sbarcare alla Borsa statunitense sarà Groupon, uno dei leader mondiali (probabilmente, almeno, il nome più noto) nel settore dei coupon online.

L’obiettivo dei padri di Groupon è quello di raggranellare quattrini per tentare l’ennesimo sviluppo internazionale della propria compagine, e per far ciò la strada più rapida sembra essere quella di favorire una IPO a Wall Street, dove Groupon auspica di poter ottenere almeno 750 milioni di dollari. Una cifra comunque piccola, se confrontata alla maxi offerta (pare, 6 miliardi di dollari), che Google qualche mese fa aveva avanzato per mettere le mani su questo nuovo business, nella speranza di poter integrare le attività della compagnia all’interno del suo organigramma.

Appena il tempo di dimenticare l’IPO di Linkedin, pertanto, ed ecco che si riavvia il balletto di cifre sulla quotazione di una nuova ex start up hi-tech. Nell’attesa che l’operazione venga effettuata dal big per eccellenza dei social network, quel Facebook che continua a ritardare la transazione di migrazione verso i mercati regolamentati, probabilmente ancora fino al 2012.

Ad ogni modo, Groupon può presentare ai propri potenziali investitori numeri non certo irrilevanti: nel corso dei primi mesi del 2011 il business societario è stato già valutato intorno ai 645 milioni di dollari, contro i 44 milioni di dollari di valutazione di appena un anno prima. Numeri che continuano a crescere, e che potrebbero esplodere in prossimità dell’offerta pubblica.

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