Parmalat, una piccola azienda divenuta una multinazionale sotto la direzione di Tanzi e divenuta poi famosa per il più grande crac europeo di tutti i tempi, è (quasi) in mani francesi. Chi non ricorda le migliaia di persone truffate (perchè è di questo che si tratta) da Tanzi che, con la complicità delle banche, aveva truccato in maniera miserabile i bilanci nascondendo una situazione disastrosa e portando al disastro centinaia di famiglie. Ora la Parmalat rischia seriamente di non essere più italiana e questo, dopo tutti i sacrifici chiesti ai piccoli risparmiatori, sembra l’ennesima beffa.
La Lactalis, importante realtà del settore alimentare, ha acquisito un ulteriore pacchetto azionario della società italiana portandosi al 29% e, quindi, a 2 passi dall’Opa. Ma cosa significa tutto ciò? E cosa intende fare il governo?
Parmalat il crac
Tutto nasce quando Tanzi viene indagato per il più grande crac finanziario che la storia europea ricordi con oltre 14 miliardi di euro di debiti. Il processo ha visto Tanzi colpevole con una condanna (se ben ricordo) di 18 anni.
Ma il processo è stato oggetto di molte polemiche da parte di chi voleva una maggiore attribuzione di responsabilità delle Banche che poi erano quelle che materialmente (e pur conoscendo bene la situazione) “piazzavano” i titoli tossi della Parmalat.
Parmalat è francese?
Ora a quanto pare la Lactalis è intenzionata ad andare avanti sulla strada dell’acquisizione visto che già ora è arrivata ad un 29% e di fatto controlla in maniera significativa la società italiana.
Intanto anche se con la solita lentezza che contraddistingue il nostro paese si fanno avanti timidamente Granarolo e Ferrero anche se è facilmente immaginabile che a spuntarla sia proprio la società francese.
Intanto il governo ha fatto sapere che monitorerà questa situazione trattandosi di un settore, quello agroalimentare, assolutamente di primo piano per il nostro paese e, fino a qualche anno fa, uno dei settori che ci vedeva primeggiare in Europa e nel mondo con aziende che erano il fiore all’occhiello della nostra economia.