La holding più famosa d’America, la Berkshire Hathaway di Warren Buffett, ha fatto registrare nel secondo trimestre utili in calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Colpa della crisi finanziaria americana, certo, ma se consideriamo che anche il primo trimestre di quest’anno è stato un mezzo disastro e che non era mai successo in circa quarant’anni, questi dati dovrebbero far riflettere.
Già perchè Buffett è considerato un “oracolo” della finanza e la sua holding ha sempre fatto registrare risultati di gran lunga migliori della media delle società di Wall Street.
Ora che in sei mesi Berkshire ha bruciato 10,7 miliardi di capital gain e ridotto le sue plusvalenze latenti a 21,1 miliardi di dollari una cosa è certa: nessuno uscirà completamente indenne dalla crisi finanziaria americana.
Ovviamente solo il tempo saprà dirci chi riuscirà a sopravvivere e in che modo ne uscirà ma sembra molto difficile che qualcuno possa rimanere indenne di fronte ad una crisi di tale entità che si andrà a protrarre ancora per parecchi anni con conseguenze globali.
Perdite ingenti si registrano presso la quasi totalità delle società finanziarie del mondo gestite dai maggiori esperti di economia. Proprio in virtù di queste considerazioni è fondamentale riuscire a concepire un’economia e una finanza diverse, più incentrate sulla vita reale e meno su prodotti ad altissimo rischio.
Perchè è impensabile che prodotti basati su titoli tossici possano portare nuovamente l’economia tanto in basso danneggiando milioni di persone in tutto il mondo. Un’economia diversa è possibile e la crisi economica che stiamo attraversando potrebbe essere la spinta ideale per accellerare questo processo che spinga governi, banche a aziende.