Al termine della settimana dei vertici finanziari mondiali è possibile tirare una sorta di bilancio constatando, ancora una volta, che la situazione è quanto mai precaria. L’Europa si trova a dover affrontare ancora il problema infinito della Grecia e quello (di più recente istituzione) della Spagna. Al di fuori del vecchio continente preoccupano le tensioni tra Cina e Giappone, così come creano incertezza le elezioni in Usa dove la conferma di Obama sembra quanto mai a rischio. Insomma il momento è estremamente difficile per l’economia mondiale, tanto che le stime degli esperti danno per certo che la recessione continuerà a persistere (in molti paesi tra cui l’Italia) anche nel 2013.
Come abbiamo detto i Capi di stato europei, che si riuniscono a Bruxelles Giovedi e Venerdì, devono decidere come affrontare il caso Grecia ed evitare una sua uscita dall’eurozona. La grecia, come tutti ben sappiamo, ha chiesto di poter rivedere i termini dell’accordo a cui è legata l’erogazione degli aiuti finanziari. In sostanza Atene chiede più tempo per applicare le riforme così da rendere meno bruschi i tagli e le misure di austerity imposte dalla Troika.
Un altro motivo di incertezza è quello legato all’economia della Cina, che deve trovare il modo di arginare il declino (se così si può chiamare) della crescita acui ci aveva abituato negli ultimi anni. Pechino Giovedi comunicherà i dati relativi al pil e sarà possibile tirare avere un quadro più chiaro di quanto sia grave la situazione.
Dall’altra parte gli Stati Uniti hanno meno di 12 settimane per risolvere i problemi legati al deficit e ha un debito pubblico che sta raggiungendo un livello sempre più mostruoso. Il tutto condito dalla profonda incertezza legata alle elezioni presidenziali dove Obama rischia di non essere confermato.
In definitiva quello che sembra essere emerso dall’ultimo vertice è un senso di profonda incertezza e negfatività sull’attuale contesto economico mondiale. Il tutto sembra ben più grave di quello del 2008, in piena esplosione della crisi. In quel periodo, infatti, era ben chiaro quale fosse la strada: salvare i sistemi finanziari, allentare la politica monetaria e lanciare programmi di stimolo. Oggi, i leader mondiali hanno le idee molto più confuse.
Secondo il governatore della banca centrale israeliana Stanley Fischer “L’atmosfera tutta l’economia mondiale è cambiata radicalmente. Le aspettative non sono molto positive in questo momento”.
Le banche centrali hanno avviato azioni di sostegno alla crescita senza precedenti, spingendosi ai limiti delle loro competenze. Ora spetterebbe alla politica introdurre le misure più appropriate per riuscire a rimettere in ordine i bilanci pur senza penalizzare la crescita.