Dopo il taglio dei tassi di interesse deciso nel primo vertice della BCE presieduto da Mario Draghi le borse hanno reagito con risultati davvero spumeggianti. Quello che è interessante capire è quali saranno le ripercussioni sui finanziamenti già erogati e su quelli che si andrà a richiedere da qui ai prossimi mesi.
Nei giorni scorsi, infatti, abbiamo più volte parlato di come le banche avessero alzato lo spread sui mutui e sui prestiti per via della loro difficoltà a reperire liquidità sul mercato penalizzando tutti coloro avevano la necessità di accedere al credito.
Questo piccolo abbassamento dei tassi avrà sicuramente degli impatti positivi sui tassi di interesse pagati dalle famiglie ma in misura diversa a seconda che si tratti di finanziamenti già in essere e finanziamenti da erogare.
Per quanto riguarda i primi l’impatto si avrà sui mutui a tasso variabile che vedranno ridursi la propria rata nei prossimi mesi in funzione di questa diminuzione di o,25 punti percentuali. Secondo calcoli approssimativi si potrebbero avere vantaggi che di media si attesteranno su 20-30 euro al mese. Per quanto riguarda gli altri finanziamenti (ossia mutui a tasso fisso e prestiti) non si avrà nessuna variazione in quanto il tasso è stato concordato al momento della stipula e non è legato a nessun parametro di riferimento.
Qualche vantaggio lo avrà anche chi si trova a dover richiedere nei prossimi mesi un nuovo finanziamento in quanto l’abbassamento del tasso di riferimento della BCE potrà compensare, anche se solo parzialmente, il rialzo degli spread decisi dalle banche in questi ultimi mesi rendendo un pochino più leggere le rate.
Resta, tuttavia, la stretta decisa dagli istituti di credito (che hanno reso più severe le linee guide per l’approvazione dei finanziamenti) ma se ci saranno novità positive anche sul fronte dei nostri titoli di stato è ipotizzabile che ci possano essere dei miglioramenti anche in questa direzione.
Ora ci sarà da capire se nei prossimi mesi se la Bce interverrà di nuovo sui tassi e in che misura. Ipotizzare nuovi tagli con l’inflazione che si tiene stabile su livelli del 2-3% appare quanto mai improbabile. L’ipotesi più realistica (salvo stravolgimenti di varia natura) sembra essere quella di un conrferma dei tassi all’1,25% per diversi mesi così da far respirare il mercato del credito in forte affanno a seguito dei problemi dell’eurozona e degli attacchi speculativi ai paesi maggiormente in difficoltà.